“Il nostro cuore è in briciole mentre trascorriamo le nostre ultime ore preziose con il nostro bambino”, scrivono ancora su Facebook. “Non ci è permesso scegliere se il nostro figlio può vivere, non ci è permesso di scegliere quando o dove Charlie deve morire”, si legge in un messaggio firmato “il team C”, dalle iniziali di Connie, Chris e Charlie. I genitori infatti avrebbero almeno voluto far sì che il loro bimbo potesse morire a casa, ma è stato loro vietato. “In tutto questo percorso noi e soprattutto Charlie siamo stati enormemente delusi”.
Tre giorni fa, appena resa nota la sentenza della Corte europea dei diritti umani che dava ragione ai medici dell’ospedale inglese nella loro scelta di sospendere i trattamenti al piccolo, l’ospedale aveva comunicato che non ci sarebbe stata “alcuna fretta” da parte dell’ospedale nel cambiare la cura a Charlie e che qualsiasi programma di trattamento futuro sarebbe stato oggetto di “attenta programmazione e discussione”. Sui social è impressionante la campagna di vicinanza e di sostegno alla famiglia Gard.