DIOCESI – Come programmato durante gli incontri della Commissione Missionaria Regionale, si è partiti alla volta dell’Albania per far visita ad una missione aperta anni fa dalla Diocesi Macerata grazie alla risposta di S.E. mons. Conti derivante da una richiesta avanzata dal Vescovo di Tirana avente come fine la nascita di un rapporto di Cooperazione Missionaria tra la Chiesa di Macerata e la Chiesa di Tirana.
Grazie alla disponibilità di don Patrizio che sulla scia di don Antonio Sciarra, già operante nella zona centrale dell’Albania e precisamente a Blinist si è potuto rendere concreto questo progetto; dopo alcuni anni, seguendo alcune famiglie che si trasferivano a Tirana, l’azione Missionaria ha trovato il suo apice in questa città e precisamente nella località di Bathore.
Col passare degli anni si è resa necessaria la costruzione di una chiesa nuova e grande per le necessità delle persone dedicandola a Giovann Paolo II che risulta essere la prima chiesa intitolata a questo grande pontefice ed inaugurata il 4 maggio 2014.
Sono trascorsi oramai alcuni anni da quanto tutto questo è accaduto ed oggi forte è l’emozione di un ritorno a casa incontrando persone e storie nuove.
Nel pomeriggio la visita alla Curia diocesana con l’incontro con l’arcivescovo S.E. mons. George Frendo ha suggellato uno scambio di esperienza carica di una gioia e di una fraternità fondata sulla fede in Cristo.
La situazione sociale e religiosa dell’Albania, dopo la caduta del regime comunista ha suscitato una nuova speranza del popolo Albanese facendo in modo che ci siano conversioni autentiche.
Inoltro, come sottolineato dall’arcivescovo di Tirana, la visita del Papa ha favorito e incoraggiato coloro che abbracciano la fede cristiana.
Il , a nome è per conto della Commissione, ha rivolto alcune domande al Vescovo George di Tirana: Di che cosa ha urgente bisogna la chiesa Albanese? Sacerdoti e contributi è stata la risposta immediata. Per fare un esempio ci sono 6 grandi comunità composta da villaggi dove vengono celebrate molte messe. La vita sacramentaria è molto impegnativa. Celebrare in baracche con il grande caldo di questi giorni, mettono molto alla prova. Anche la composizione del presbiterio è molto particolare: sacerdoti purtroppo non molto giovani. La situazione strutturale delle chiese, desta molte preoccupazioni, sono abbandonate come edifici e nel corso degli anni passati non c’è stata una manutenzione e questo rende gli edifici fatiscenti. Tutti chiedono di aggiustare, ma i soldi non ci sono. Quali sono le difficoltà pastorali e quali sono le caratteristiche che deve avere un missionario che viene inviato in Albania? Grande sfida l’evangelizzazione. Dopo il regime comunista, quello che ha mantenuto l’integrità della fede, sono state solo le tradizioni. Pasqua, natale, le feste dei santi soprattutto la festa di Sant’Antonio di Padova. La povertà è una sfida che questa terra ci chiama ad affrontare in ogni momento; molti albanesi si sono arricchiti per mezzo della corruzione, della droga, della compravendita delle armi, del traffico umano. Molti poveri sono diventati più poveri. La corruzione è molto diffusa in particolare tra la magistratura, tra i medici, tra i poliziotti. Molte persone sono senza cuore. Anche gli insegnanti nel loro rapporto con gli alunni insegnano la corruzione. Per un missionario che viene mandato in Albania, è importante imparare la lingua, conoscere la storia del popolo Albanese perché aiuta a capire la mentalità. L’ospitalità e il senso della famiglia sono importanti per il popolo Albanese. L’incontro con la cultura occidentale sta purtroppo rovinando questi pregi e si sta diffondendo l’aborto e il divorzio che prima erano sconosciuti. Molti albanesi sono partiti e venuti in Italia negli anni passati, ora quale è il loro rapporto con coloro che non sono mai partiti? C’è una buona relazione in quanto rientrando portano i soldi con il benessere maturato. La solidarietà nella famiglia è molto forte. Non ci sono difficoltà, anzi sono una risorsa. I giovani continuano ancora oggi a fuggire dall’Albania. Non trovano futuro e perdono la speranza è quindi vedono nella dare fuori una chance. Dopo l’incontro si è celebrata l’eucarestia nella Cattedrale di Tirana e tutti hanno pregato affinché questa visita fruttifichi secondo il volere di Dio. Come sottolineato dal Vescovo Giovanni, la lingua non ci separa dalla stessa fede Cristiana Cattolica, anzi rafforza e da speranza a coloro che credono.
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