Di Paola Inglese
Integrati, accolti e formati a una professione. Ci sono tre volti della misericordia nelle opere 8xmille scelte per la campagna 2017 della Cei che ricorda perché è importante firmare, anche ai cittadini che non sono più obbligati a consegnare la loro dichiarazione dei redditi. Mettere in comune le risorse per la missione della Chiesa in Italia oggi significa servire tutti annunciando il Vangelo, sul modello della condivisione che era tratto caratteristico del Cristianesimo delle origini.
Il nostro viaggio comincia da Torino, oltre l’ingresso di una delle istituzioni caritative che meglio raccontano la storia e lo spirito della città, la Scuola “Giuseppe Cottolengo”. L’8xmille è arrivato qui.
Da 200 anni questi spazi illuminano la città istruendo i più bisognosi. Oggi la Scuola dell’istituto fondata da san Giuseppe Cottolengo (1786-1842), che tra le priorità dell’azione a favore degli ultimi indicava proprio lo studio, è un modello di integrazione sostenuto con 250mila euro dalle firme dei fedeli italiani. “Nelle nostre classi la percentuale di ragazzi con difficoltà arriva al 13,6%, un avamposto di inclusione rispetto alla media nazionale del 3,8%. E molte famiglie iscrivono qui i figli normodotati perché imparino la convivenza”, spiega il direttore, don Andrea Bonsignori, laurea in pedagogia e sacerdote dal 2000. Sui banchi circa 400 alunni – anche provenienti da famiglie in difficoltà o da comunità protette – insieme dalle 7.30 alle 18.30, tra lezioni, mensa, merenda e sport. Per loro 80 insegnanti, operatori in servizio civile e volontari.
“La retta è proporzionale al reddito. Dunque sopravviviamo grazie a contributi diocesani e ai benefattori. L’8xmille è stato provvidenziale per garantire il sostegno ad oltre 80 scolari” spiega don Andrea. Un aiuto è andato anche alla polisportiva “Giu.Co” (dalle iniziali del fondatore) che schiera in campo squadre miste disabili-normodotati (anche di rugby). E al progetto formativo-occupazionale “Chicco Cotto”, che affianca le famiglie nel dramma del “dopo di noi”, con una serie di cooperative. Dal vending di distributori automatici di bibite, “perché i ragazzi autistici sono bravissimi caricatori e verificatori”, spiega don Andrea, a ImbianCotto, coop di imbianchini autistici non parlanti, e MeccaniCotto, che ripara auto.
Seconda tappa nell’itinerario delle opere rese possibili dalle firme è Foligno. Tutta la città serve ai tavoli della Mensa diocesana, aperta per 120 pasti al giorno, 365 giorni l’anno, anche a Pasqua e ad agosto, grazie a 150 volontari provenienti da associazioni, parrocchie e perfino aziende locali.
È raro trovare la cittadinanza intera iscritta nell’agenda dei turni, affiancando le suore, ma qui, alla “Taverna del buon samaritano”, accade. I volontari servono pranzo e cena a licenziati, padri separati, senza fissa dimora, migranti. Ogni giorno tra 80 e 120 persone accolte. Dalle firme sono arrivati 40mila euro per la ristrutturazione delle sale nel centro polivalente Caritas “San Giacomo”, oltre a 30mila euro l’anno per la gestione ordinaria.
“Restituiamo quel che abbiamo ricevuto dopo il sisma del 1997. E dall’avvio della crisi, nel 2008, la città è sempre più solidale”, spiega Mauro Masciotti, direttore della Caritas diocesana.
Terza e ultima fermata in Sicilia. “Costruiamo saperi” è il piano pastorale anti-disoccupazione della diocesi di Ragusa sostenuto dall’8xmille. È partito con un corso di formazione per giovani o disoccupati in bio-agricoltura, uno per edilizia e falegnameria. Una volta istruiti, si sono associati in cooperativa affrontando il mercato.
Fondi 8xmille per 75mila euro hanno dato man forte a questi primi passi. L’impresa agricola è nata a febbraio 2017, l’altra per falegnameria e artigianato a maggio 2017. Si sono associati insieme italiani e stranieri con anni di presenza nel nostro Paese.
“Siamo un territorio in prima fila nell’accoglienza dei migranti, dunque in progetti di educazione e sviluppo – spiega il direttore della Caritas diocesana, Domenico Leggio -. Il terreno diocesano in contrada Magnì funzionerà da fattoria didattica, mentre a Ragusa apriremo due botteghe con il marchio Costruiamo saperi per commercializzare i nostri prodotti coltivati. Questo è l’avvio di un piano: ripeteremo l’iniziativa con borse-lavoro per giovani italiani. Dobbiamo essere una Chiesa che restituisce speranza. In Sicilia abbiamo assistito purtroppo allo smantellamento della formazione, a causa della corruzione. Ora la diocesi risponde all’emergenza lavoro, puntando a creare piccole imprese”.