Di Andrea Casavecchia
L’istruzione ha un peso determinante per la vita delle persone, i giovani sembrano esserne consapevoli, però non tutti possono godere delle stesse opportunità.
Secondo un recente rapporto del Ministero della pubblica istruzione, sui risultati dei test Invalsi, la preparazione degli alunni e alunne italiane in media è migliorata rispetto al passato. Si sottolinea soprattutto il buon livello raggiunto in modo omogeneo dai bambini durante la scuola primaria: un dato che mostra la bella tradizione delle elementari nel nostro Paese. Lo scenario muta al crescere delle età, già al termine della quinta elementare iniziano a differenziarsi i risultati. Le difficoltà maggiori si incontrano in matematica.
Dal rapporto emerge una disomogenea preparazione tra gli studenti, che indica alcuni problemi strutturali, secondo alcuni esperti. Ne emergono due, spiega l’economista Maria De Paola: da un lato si evidenzia una differenza tra i risultati dei ragazzi che studiano nel Nord rispetto a quelli che studiano nel Sud e, in secondo luogo, una differenza tra i ragazzi provenienti dai ceti sociali più bassi rispetto agli altri. Anzi sarebbe la seconda caratteristica a influenzare anche la prima. Lo evidenzia il fatto che mentre nel Nord del Paese – a detta della studiosa – è sistematico incontrare classi scolastiche con alunni di eterogenea provenienza sociale, quindi in grado di creare tra loro sinergie positive di compensazione, nel Sud ci sarebbero territori dove si sceglie una via differente e si compongono le classi dove si riuniscono gli studenti migliori e altre dove si inseriscono quelli che raggiungono risultati mediocri. In questi casi ci sarebbero classi dove si raggiunge l’eccellenza, ma altre dove i risultati sarebbero decisamente scarsi. Allo svantaggio sociale finisce per sommarsi uno culturale che la scuola, invece di ridurre, finisce per incrementare.
Riuscire a migliorare in modo omogeneo il sistema di istruzione rimane un obiettivo strategico per un Paese che vuole garantire pari opportunità ai suoi cittadini. Ne sono convinti proprio i giovani. Secondo alcuni dati dell’Istituto Toniolo, tra i ragazzi tra i 18 e i 32 anni, quelli che la scuola l’hanno completata, l’80,5% dichiara che l’istruzione scolastica alimenta le conoscenze e le abilità delle persone, il 75,9% afferma che promuove le capacità di ragionamento, e il 75,3% sostiene che insegna a stare con gli altri.
Emerge una forte reputazione dell’istruzione scolastica tra i giovani che la considerano importante anche per la propria esistenza, dato che il 49,5% la considera un ambiente importante per sviluppare capacità di resistere allo stress, il 46,6% afferma che trasmette un’idea positiva della vita e il 46,5% sostiene che insegna ad avere un’idea positiva si sé.
I giovani ci ricordano che il valore dell’istruzione non è solo quello di avvicinare al lavoro, ma di educare a una vita buona. Anche per questo tutti dovrebbero godere delle stesse opportunità.