Di Giuseppe Mariucci
MONTELPARO – Come ogni anno in questo periodo, nel mese di luglio si festeggia a Montelparo San Paolino Martire. Anche se in tono minore, a causa del sisma che ha reso inagibili tutte le chiese, il Santo co-patrono di Montelparo è stato ricordato e venerato.
E’, questa, una ricorrenza molto sentita dalla popolazione montelparese e risale oramai a qualche centinaio di anni fa fin da quando, intorno alla seconda metà del 1700 e al tempo del papato di Pio VI, il corpo ricostruito del Santo Paolino proveniente da Roma fu deposto sotto la mensa dell’ultimo altare laterale sinistro della Chiesa di Sant’Agostino. L’altare (anche detto dei Travalloni) è dedicato alla “Madonna della Cintola o Cintura” (o della Consolazione e Santi dell’Ordine Agostiniano).
“Di questo “corpo santo” e martire, qui traslato da un’ignota catacomba romana, poco o nulla si conosce in assenza totale, allo stato attuale delle ricerche, di documentazione scritta”. Questo è quanto affermò il dottor Massimiliano Ghilardi, specialista archeologo classico, direttore associato dell’Istituto Nazionale di Studi Romani (egli si occupa principalmente di Roma tardoantica e della riscoperta delle antichità cristiane nell’età moderna), nel suo intervento durante il Convegno su “IL CARDINAL MONTELPARO” DEL 17 GIUGNO 2012 (Quaderni per la ricerca n° 17/2013 Archivio Diocesano San Benedetto del Tronto).
Resta tuttavia il fatto che, a Montelparo, il culto e la venerazione del “Corpo Santo” del Martire Paolino rimane intatto nei secoli!
Anche per chiarire meglio la situazione, è stato indetto quest’anno, presso la Chiesa dei Santi Pietro e Silvestro di Montelparo, il convegno “San Paolino Martire tra sacro e profano: iconografia, agiografia e tradizione popolare”!
Hanno fatto i relatori:
-Padre Giovanni Mazzoni (S.D.S., Vice Parroco della Parrocchia di San Michele Arcangelo);
-la dottoressa Letizia Ferracuti (Archivista Parrocchiale di San Michele Arcangelo in Montelparo)
-il dottor Emanuele Capannelli (esperto ricercatore etno-antropologico).
Padre Giovanni ha introdotto il Convegno rappresentando la situazione dei Cristiani ai tempi della Roma di Nerone e degli imperatori-persecutori dei cristiani! Coloro che fecero stragi di cristiano e fecero riempire le catacombe di martiri e santi!
La dottoressa Ferracuti ha discusso circa la distribuzione dei resti dei martiri, adeguatamente preparati per la venerazione, avvenuta appunto nel 1700.
Al dottor Emanuele Capannelli è invece toccato il compito di far comprendere come, la tradizione popolare, sia intervenuta per tramandare fino ai nostri giorni la venerazione di questo santo!
“Da anni- riferisce il Capannelli- istituzioni governative di paesi del Nord-Ovest del mondo, Canada e Svezia in primis, hanno riconosciuto l’importanza dei saperi tradizionali, dopo numerose ricerche scientifiche, etnologiche e soprattutto ecologiche. Esse sono sistematicamente inserite nei protocolli istitutivi di Aree protette e Parchi nazionali, al pari con quelle per la salvaguardia dei biotopi o degli ecosistemi locali, norme che mirano alla conservazione dei patrimoni di conoscenze dei popoli indigeni. Ad oggi, le analisi statistiche confermano l’esistenza di un rapporto diretto tra agricoltura di qualità e conservazione della biodiversità. D’altra parte, un territorio e i suoi paesaggi sono l’esito di una stratificazione di conoscenze e di trasformazioni del territorio acquisite per scienza ed esperienza: i saperi tradizionali, le conoscenze e le abilità messe a punto dal susseguirsi delle generazioni sono oramai riconosciuti come una vera scienza della sostenibilità ambientale. Essi permettono inoltre un approccio sistemico al territorio, che non isola porzioni di particolare rilevanza, (biotopi, bellezze naturali, centri storici, monumenti ecc.) ma prende in considerazione la sua dinamica complessiva e fornisce chiavi di lettura e di interpretazione per le relazioni tra paesaggio ecologico e paesaggio culturale.
Il mio lavoro si prefigge il raggiungimento di un obiettivo di grande importanza: recuperare, tramite interviste ai diretti testimoni, i saperi tradizionali locali e costituire un data base di informazioni e conoscenze di facile fruizione, grazie alla catalogazione di tali saperi secondo le categorie della ricerca etno-antropologica.
Riguardo a San Paolino, da alcune testimonianze, ho scoperto che a Montelparo si preparavano (proprio nel mese di luglio di ogni anno e alla fine della mietitura e trebbiatura del grano) dei carri allestiti con tutte le attrezzature utilizzate durante la vendemmia e la cantina. I carri arrivavano anche dai paesi vicini e venivano benedetti nella piazza di Montelparo e si premiavano anche quelli più belli. Questa tradizione in base alle età degli intervistati era già in disuso prima della seconda guerra mondiale, ma grazie a queste testimonianze oggi è stata riproposta, con la speranza che continuerà negli anni a venire e serva a riscoprire la nostra identità e a riappropriarsi della nostra storia!”
Al termine del Convegno è stata celebrata la Santa Messa dal Priore Parroco di San Michele Arcangelo, Padre Agostino Maiolini. Al termine della stessa, in processione verso la Piazza Cavour, Padre Agostino conduceva la reliquia del Santo Paolino Martire al centro della piazza, dove benediceva i presenti e tutta la comunità montelparese!