“Trenta milioni di euro, tratti dai fondi dell’8 per mille della Conferenza episcopale italiana (Cei). Un lasso di tempo ragionevole per fare qualcosa di buono e duraturo: tre anni. Oltre quindici Paesi interessati, più l’Italia. Ma soprattutto un’idea forte (aiutare loro qua e aiutarne là genitori, fratelli e sorelle, mettendo in feconda relazione gruppi, comunità, villaggi, chiese) per dare certezze e futuro alla categoria più debole che c’è: quella dei minorenni che migrano”.
Così mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, spiega in sintesi, in un editoriale pubblicato sull’ultimo numero di “Famiglia Cristiana”, “Liberi di partire, liberi di restare”, la campagna lanciata dalla Conferenza episcopale italiana sul tema delle migrazioni con iniziative rivolte principalmente verso i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie. “In questo impegno corale – ricorda il presule – sono coinvolti in particolar modo alcuni uffici della Cei (Caritas italiana, Migrantes, Missio, Apostolato del mare, Ufficio interventi caritativi a favore del Terzo mondo) e le realtà ecclesiali attive in questi campi (istituti missionari, congregazioni, associazioni e movimenti). Al centro ci saranno le Chiese locali. I progetti, infatti, verranno realizzati in primo luogo nei dieci Paesi di maggior provenienza dei minori con un’attenzione prioritaria all’Africa”, Nigeria, Mali, Senegal e Gambia. Un secondo livello saranno “i Paesi del Nord Africa, dal Marocco all’Egitto, luoghi di transito e di continue sofferenze dei migranti in generale e dei minori in particolare”. Infine, un terzo livello progettuale vedrà coinvolte “le realtà ecclesiali attive nell’accoglienza e nella cura dei minori migranti in Italia, a partire da quelle più vicine ai porti di sbarco degli stessi. Da Lampedusa in su. Fino alle Alpi”.
Tra gli ambiti prioritari di intervento vi saranno “l’educazione e la formazione (anche professionale), l’informazione in loco su ciò che comporta il migrare, progetti di carattere sociale e sanitario, progetti in ambito socio-economico per la promozione di opportunità lavorative, senza trascurare il rientro di chi intenderà – volontariamente – procedere in tal senso”. Per mons. Galantino, è “impossibile girare la testa dall’altra parte, quando soltanto in Italia, negli ultimi tre anni, sono arrivate più di 500mila persone, di oltre 80 nazionalità, prevalentemente africane, tra cui decine di migliaia di bambini e ragazzi, soprattutto adolescenti tra i 15e i 17anni, spesso giunti da noi senza nessun parente che li accompagnasse”.