Fare un salto di qualità passando “da una comunità numerica a una comunità evangelica”, “non lamentandosi”, quindi, “di fronte a una comunità numericamente ridotta ma qualitativamente evangelica ” per una pastorale che mette al centro l’attenzione per il singolo. Questo l’invito rivolto dal card. Edoardo Menichelli, amministratore apostolico di Ancona-Osimo, durante il XXV Incontro per i seminaristi promosso, in questi giorni a Frascati, dall’équipe del Centro iniziative culturali sacerdotali dell’Opus Dei. “Quale prete per la conversione pastorale e missionaria” è il tema dell’appuntamento. “La Chiesa non è chiamata a convertire. La Pastorale non è per la conversione. Il nostro compito è più semplicemente quello di annunciare quello che abbiamo visto, come ci ricorda l’Apostolo Giovanni nella sua Lettera. E una cosa vista che ti ha riempito il cuore tu non puoi non “, ha aggiunto il porporato. “Noi – ha evidenziato il cardinale – non siamo padroni della Parola di Dio, dell’Eucarestia, della misericordia. L’atteggiamento pastorale è mettersi al servizio di Dio per un progetto la salvezza. La salvezza non è riempire un sacco ma donare a una persona quella Grazia che porta la persona ad entrare in una direzione, un cammino”. Nel dibattito che è seguito alla relazione, il card. Menichelli rispondendo a una domanda sullo stile della paternità per un sacerdote, ha evidenziato: ” Padre non è padrone. Non esercita un’autorità di dominio ma una autorevolezza di esemplarità. Il padre deve rendere la vita del figlio praticabile e lo deve abituare ad entrare nel mondo degli uomini con la tenerezza. Il padre non punta mai il dito. La paternità di Gesù è il criterio del ‘se vuoi’. Una paternità dunque che educa e responsabilizza il figlio e la comunità e lo apre all’incontro con i fratelli”.