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Dialogo con l’Islam sciita: 42 giovani cristiani e musulmani a scuola di pace

M. Chiara Biagioni

“È nel momento più oscuro della notte che si vede ancora meglio il lampo di luce che risplende. Quando attorno a noi c’è il buio, quando i problemi sembrano prevalere, quando la corruzione invade il mondo, è proprio questo il momento in cui lo Spirito di Dio lavora ancora più potente”. È il professore Mohammad Shomali, direttore del Centro Islamico d’Inghilterra a Londra, a parlare e lo fa mentre a Tonadico (cittadina nella provincia di Trento, ai piedi delle Dolomiti) si sta concludendo una Summer School internazionale dal titolo: “Interfaith engagement in theory and practice” che, dal 25 al 30 agosto, ha riunito 42 giovani cristiani e musulmani. Sono loro il “lampo di luce che risplende nella notte”: sono qui, su questi monti del trentino, mentre l’Europa è alle prese da una parte con la minaccia del terrorismo e dall’altra con l’innalzamento di nuovi muri alle frontiere.

Venti giovani cattolici e 22 giovani musulmani, quest’ultimi provenienti da Regno Unito, Canada, Stati Uniti e Iran, tutti ragazzi e ragazze nati e cresciuti in questi Paesi ma figli di immigrati di origine iraniana, irachena, libanese, kenyota, croata, indiana e pakistana. Quello che per cinque giorni hanno fatto, è stato approfondire i temi del dialogo e della convivenza interreligiosa in un tempo caratterizzato da radicalismo e paura. A condurli ci sono professori dell’Istituto Universitario Sophia, di Loppiano, l’Islamic Centre of England (un centro con sede a Londra che è il punto di riferimento formativo e d’irradiazione culturale di tutto il mondo sciita in Occidente) e il Risalat Institute di Qom (Iran).

Il corso ha alternato lezioni “frontali” a laboratori di dialogo con momenti di meditazione comune sulle Sacre Scritture della Bibbia e del Corano ma anche laboratori di “team building” per formarsi con strumenti di didattica all’avanguardia a una cultura dell’ascolto, della fiducia reciproca, dell’apertura all’altro. In programma anche gite in alta montagna dove sulla vetta delle Dolomiti, i giovani musulmani hanno spontaneamente intonato canti di preghiera islamica.

Alla fine del corso un giovane musulmano confida: “Siamo arrivati che eravamo amici. In questi giorni siamo passati dalla amicizia alla fratellanza reale. Fratelli e sorelle nell’amore di Dio, un suggello che rimarrà dentro per tutta la vita con il desiderio di andare avanti”.

Esperienze così, però, non nascono dall’oggi al domani. Sono il frutto, in questo caso specifico, di una amicizia nata 20 anni fa, negli anni ‘90, tra il Movimento dei Focolari e l’Islamic Center of England, diretto dal professore Shomali, che ha subito condiviso la vocazione del carisma di Chiara Lubich di portare l’unità all’interno delle tradizioni religiose perché siano lievito di pace nel mondo. Un’amicizia che ha portato nel tempo ad uno scambio di visite reciproche con corsi di formazione e partecipazione alla vita quotidiana nella cittadella di Loppiano e in Iran, più precisamente nella città di Qom. Nasce in questo contesto il progetto di ricerca “Wings of Unity”, “un programma di ricerca e formazione – spiega il teologo Piero Coda, preside di “Sophia” – per promuovere insieme una lettura delle nostre tradizioni religiose da cui emerga il disegno di Dio sull’umanità come un disegno di pace, di amore e di unità e, allo stesso tempo, offrire percorsi di formazione di nuove generazioni perché scoprano questa vocazione alla pace insito in tutte le religioni. Direi, usando una terminologia cara a papa Francesco,

un laboratorio per formare alla cultura dell’incontro”.

Concorda il professore Shomali: “Questo progetto – dice – è il risultato di 20 anni di amicizia che hanno aiutato a costruire tra noi una profonda fiducia e comprensione reciproca. Solo alla luce di questa fiducia e comprensione così profonda, ci si può incontrare e pensare insieme e farlo senza mettere paletti tra chi è musulmano e chi è cristiano ma considerandosi tutti come strumenti di Dio e chiedendo a Dio d’ispirarci”. Non si tratta di un progetto puramente accademico, chiuso in se stesso. La Summer School di Tonadico nasce come un’esperienza-pilota per “verificare quale impatto hanno le idee che emergono in questo gruppo di ricerca sulle persone, a partire dai giovani”.

“Perché i giovani?”, prosegue Coda. “Perché come dice papa Francesco, occorre formare oggi leader capaci di realizzare questa cultura dell’incontro e i giovani sono il luogo essenziale per poter costruire ponti di unità nel mondo”. Alla Summer school “non si sono offerte semplicemente nozioni teoriche di conoscenza gli uni degli altri, pur importanti, ma la possibilità di vivere in uno spazio reale di dialogo in cui ciascuno ha potuto partecipare dei doni dell’altro e sperimentare senza sincretismi, senza confusioni, che nel cuore di tutte le tradizioni religiose c’è la presenza dell’amore di Dio che si riversa sugli altri”.

“Un seme gettato a terra, per far crescere le radici dell’albero della pace”. Il preside di Sophia usa questa immagine tratta da un disegno che i ragazzi stessi hanno realizzato, per rispondere alla domanda sull’impatto che simili iniziative possano avere in un contesto come quello europeo e mondiale segnato da radicalismo e paura.

“Sono certo – spiega – che non c’è altra strada: gettare un seme di pace nel cuore dell’uomo e avere il coraggio di impegnarsi perché questo seme cresca e si sviluppi nella società”.

Manchester, Londra, Barcellona, Turku. Incombe in Europa l’ombra oscura del radicalismo di matrice islamica. “Alcune volte – confida Shomali – i problemi ci appaiono così grandi e complessi che sembra che non ci sia una via di uscita. La situazione è oscura. Il mondo è attraversato da guerre e anche nei Paesi dove non ci sono conflitti, si alzano muri di diverso tipo che dividono i cuori e le menti. Si perde la speranza quando si guarda alla dimensione dei problemi e alla piccolezza di chi vuole e lavora per la pace. Ma è proprio in queste circostanze che possiamo avere una speranza ancora più grande che confida nell’azione potente di Dio nel mondo. Non abbiamo bisogno di soldi, potere o di armi ma di cuori aperti all’altro, capaci di cogliere la luce di Dio che agisce nelle pieghe della storia e di dare testimonianza insieme di questa nuova fraternità che in silenzio nasce nel mondo”.

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