“Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione?” (Lc 11, 11-12) È chiaro il riferimento di Gesù al fatto incontestabile che, in condizioni normali – anche se “da vicino nessuno è normale” – i genitori nutrono i loro figli dando loro cibi buoni e sani. Dalla dimensione del cibo è immediato il passaggio ad ogni dono che i cuccioli d’uomo ricevono da chi li ha generati. Trasmissione di amore, esperienza, sapere… tutto passa attraverso la relazione interpersonale ed è commovente immaginare che il Creatore, si sia fatto creatura scegliendo di assaporare nella carne tutto questo. Eppure ho pensato spesso che non è proprio così scontata la questione! Lungi da me contraddire il Vangelo, ma mi chiedo se ogni madre ed ogni padre non abbia provato, almeno una volta nella vita, la frustrante sensazione di non aver dato alla prole ciò di cui aveva davvero bisogno. Sto figurandomi il flusso, tutto occidentale, delle mille “cose” che i ragazzi del primo mondo si vedono recapitare da chi ha dato loro la vita. Non è necessario aspettare di diventare vecchi e magari nonni per guardare indietro negli anni e accorgersi degli errori; basta molto meno tempo.
Quanto più il benessere aumenta le opportunità, tanto più numerose divengono le possibilità di sbagliare, ahimè, in ogni ambito del dare. Qualche settimana fa, durante una piacevole discesa lungo un sentiero nel bosco, di ritorno da una splendida giornata in montagna, una giovane e preparata dottoressa informava la comitiva che è ormai confermata la certezza scientifica che il latte vaccino non è salutare per l’uomo, con buona pace di coloro che appartengono alla generazione cresciuta col motto “più latte e meno cacao”. Lo stesso acuto medico informava gli increduli gitanti della comitiva dicendo loro che è appurato che l’uomo non dovrebbe mangiare carne di altri mammiferi, perché sprovvisto delle capacità digestive degli altri carnivori. Si tratta solo di un paio di esempi, ma utili per significare che se neanche più sul cibo siamo sicuri, pur in buona fede, di dare alimenti sani e benefici ai nostri figli, figuriamoci se possiamo sempre esser certi di “passare” ai nostri piccoli proprio ciò di cui hanno bisogno per quanto attiene a tutte le altre dimensioni della loro crescita? In questa fase di inizio dell’anno scolastico, penso alla miriade di attività extrascolastiche che, anche visivamente (volantini, brochure e manifesti si assiepano ai cancelli delle scuole), affollano l’orizzonte dei nostri ragazzi e dei loro pomeriggi. Meglio il super inflazionato calcio (sperando non diventi un’unica idolatrica attività fisico-mentale) o uno sport più raro e nobile? Indispensabile immergere il fanciullo almeno una volta a settimana in piscina o è preferibile optare per il basket, il rugby o il tennis? E quale il criterio? La propensione del candidato o il parere di qualche guru del fitness e dell’equilibrio psicofisico? E la musica? E le lingue? Quali e quante volte a settimana? Ah, dimenticavo: gli scout…?
Un’agenzia educativa che regge la prova del tempo ma che, senza differire da altre esperienze, può correre il rischio di essere scelta dai genitori senza ascoltare fino in fondo il bisogno dei diretti interessati. E il catechismo? Sempre più in bilico, quasi fuori dalla lista (tanto che ormai quasi tutti i parroci lo fissano alla domenica per sottrarlo alla concorrenza vincente delle altre attività): anche questa esperienza meriterebbe un discernimento spesso più ampio da parte dei genitori che potrebbero accompagnare con maggiore coerenza il cammino di iniziazione cristiana dei loro ragazzi. Insomma, è vasto il campo e costellato di insidie. Pur senza dare scorpioni al posto di uova, ai papà e alle mamma 2.0 servirebbero aggiornamenti continui per metterli al sicuro da elargizioni pericolose o concessioni deleterie. Internet libera da che momento della crescita? Facebook e social network? Lo smartphone a che età? E il motorino? Ogni passo è una scelta e i criteri sono tanti, davvero tanti, primo fra tutti quello di non farsi blandire dalla domanda di chi chiede perché per quanto insistente non è affatto detto che sappia quale sia il proprio bene… Discernimento e ancora discernimento. Una cosa è certa, se è vero che per tutti gli esami non finiscono mai, per i genitori iniziano già a settembre.