L’iniziativa, che avrà la durata di due anni, si svolgerà in 160 Paesi del mondo, in collaborazione con la rete ecumenica Act Alliance e organismi delle Nazioni Unite come la Fao, l’Oim, l’Unhcr e il Wfp. Si svilupperà sia sui social – postando foto con le braccia aperte – sia a livello locale, nazionale e globale. Tra le azioni previste, incontri nelle scuole, nelle parrocchie e comunità per ascoltare le vicende di vita che li hanno costretti a partire. Un modo per costruire relazioni e promuovere la “cultura dell’incontro” tra migranti, rifugiati e comunità locali.
“La speranza è condividere il viaggio, perché il viaggio lo si fa in due: loro che vengono nella nostra terra e noi che andiamo verso di loro per capirli”, ha affermato Papa Francesco, parlando a braccio. “Senza speranza il viaggio non si può fare!”, ha detto, citando “la spinta nel cuore di chi parte lasciando la casa, la terra, a volte familiari e parenti, per cercare una vita migliore, più degna per sé e per i propri cari”. Perciò, “quando le braccia sono aperte – ha aggiunto riferendosi al gesto della Campagna – sono pronte ad un abbraccio sincero, affettuoso e avvolgente, un po’ come questo colonnato di piazza San Pietro, che rappresenta la Chiesa madre che abbraccia tutti nella condivisione del viaggio comune”.
“Non chiudete le porte ai migranti“. “Ai politici mossi dalla volontà di perseguire il bene comune direi: non chiudete le porte alle persone migranti se volete che le vostra società ne escano arricchite”, ha detto poi il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas internationalis, presentando la Campagna in sala stampa vaticana. “Può darsi che non tutti si sentano pronti ad incontrare il migrante e il rifugiato – ha osservato -. Per questo vogliamo far capire le ragioni che costringono le persone a migrare. Bisogna fare molta attenzione ai luoghi comuni, perché ciò che si pensa non sempre corrisponde alla realtà”.
Sullo ius soli: “un passo indietro”. Parlando a margine della presentazione, Oliviero Forti, responsabile dell’area immigrazione di Caritas italiana, ha commentato il rinvio dell’approvazione della legge sullo ius soli, che “negli ultimi anni è stata estremamente strumentalizzata”: l’Italia è un Paese maturo per un passo di civiltà, ma oggi siamo stritolati da interessi di natura politica” che hanno prodotto “un passo indietro”. “Finora nessuno è stato in grado di porre la questione come cruciale per il Paese – ha detto -. La norma era oramai pronta ma non si ha il coraggio di portarla all’approvazione definitiva”. Entro fine novembre Caritas italiana, insieme alla Comunità di Sant’Egidio e nell’ambito dei corridoi umanitari finanziati dalla Cei, porterà in Italia i primi gruppi di profughi dal nord dell’Etiopia. Sono soprattutto eritrei della regione del Tigrai.