Per chi crede che la Storia sia “magistra vitæ” è utile di questi tempi leggere il resoconto di Ammiano Marcellino, riguardante l’arrivo dei barbari.
A scanso di equivoci, è bene chiarire che, dal punto di vista etimologico, la parola “barbaro” deriva dal greco barbaros, passato in latino come barbarus. Un’espressione onomatopeica con cui gli antichi greci indicavano gli stranieri (letteralmente i “balbuzienti”), cioè coloro che non parlavano greco, e quindi non erano di cultura greca.
Storico tardo imperiale di origine ellenica, Ammiano, nel suo “Rerum Gestarum Libri” ci racconta di un passato a noi lontano che, confrontato con il presente, può rivelare molte interessanti analogie.
Verso la fine del IV secolo d.C.l’Impero Romano fu costretto a misurarsi con una crisi umanitaria senza precedenti, quella dei profughi Goti: era l’anno 376. In condizioni di estrema emergenza, questo popolo in fuga dagli Unni venne fatto entrare nell’Impero. Purtroppo una serie di eventi mandò in blocco il sistema di accoglienza. L’operazione umanitaria venne, infatti, gestita in modo corrotto dai generali romani che intravidero la possibilità di intascare grossi profitti in nero, costringendo i Goti a pagare le razioni che avrebbero dovuto essere distribuite gratuitamente e per cui il governo di Roma aveva peraltro stanziato i fondi. A ciò si aggiunse un mix di incompetenza e mancata percezione dell’inizio di un nuovo fenomeno migratorio di massa che avviò, inesorabilmente, la civiltà romana al suo tramonto. E dire chei Goti già vivevano in simbiosi con Roma da parecchio tempo.
Molti di loro erano ben integrati ed avevano acquisito la cittadinanza romana. Addirittura alcuni erano diventati legionari e venivano mandati in giro per l’Impero a difenderne i sacri confini, soprattutto dalla minaccia persiana. I barbari erano una risorsa alla quale l’Impero non voleva e non poteva rinunciare, poiché costituivano forza lavoro a basso costo, erano contribuenti zelanti e soldati affidabili. Improvvisamente, però, la disastrosa gestione dell’ingresso dei Goti (noi diremmo oggi di “nuovi immigrati”) provenienti da Oriente segnò l’inizio della fine. Dopo essere entrati in gran numero nell’impero e aver subito abusi eccessivi da parte delle autorità, i Goti si ribellarono. La conseguenza fu la sanguinosa battaglia di Adrianopoli (378 d.C.) nella quale sconfissero l’imperatore Valente.
Il pensiero corre quasi istintivamente alle terribili inefficienze del nostro sistema, all’interno del quale permettiamo a losche cooperative di intascare grossissime somme troncando sul nascere qualsiasi seria politica di integrazione. Mafia capitale docet!
Per chi volesse saperne di più raccomando un saggio del professor Alessandro Barbero, storico e divulgatore di fama, autore di “Barbari. Immigrati, profughi, deportati nell’impero romano” (Laterza).
L’immigrazione — secondo Barbero – è una risorsa indispensabile quando è gestita bene, con regole chiare e diritti e doveri chiaramente stabiliti; mentre una società può collassare sotto il suo peso se manca una salda direzione politica. È anche molto importante che la piena assimilazione sia percepita dagli immigraticome possibile e concretamente molto vantaggiosa: ibarbari sono stati una risorsa per Roma finché non hanno desiderato altro che diventare Romani, il disastro è cominciato quando i Goti hanno sentito che era più vantaggioso rimanere Goti anziché diventare Romani.
Saggia conclusione perché nessuna civiltà è eterna…
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