Una casa aperta a tutti dalla quale nessuno deve essere escluso. Questo il volto e la missione della Chiesa. Per questo negli ultimi anni “la catechesi in Italia è stata ripensata in un’ottica inclusiva affinché l’appartenenza alla dimensione ecclesiale coinvolga un sempre maggior numero di persone, anche quelle con disabilità, facendoci così scoprire che tutti sono un dono”. Suor Veronica Amata Donatello, francescana alcantarina, responsabile del Settore per la catechesi delle persone disabili dell’Ufficio catechistico nazionale (Ucn) della Cei, presenta al Sir il convegno internazionale “Catechesi e persone con disabilità: un’attenzione necessaria nella vita quotidiana della Chiesa”, promosso dal Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione (Pcpne) dal 20 al 22 ottobre a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana, in collaborazione con il Settore Ucn da lei guidato, The National Catholic Partnership on Disability e Kairos Forum.
Attesi 450 partecipanti da tutti i continenti. Sullo sfondo il 25° del Catechismo della Chiesa cattolica, “che sarà punto di partenza – afferma mons. Geno Sylva, officiale del dicastero vaticano – di tutte le presentazioni”. L’appuntamento è un inedito assoluto: si tratta del “primo convegno a livello internazionale in materia, pensato non per le persone ma insieme alle persone con disabilità”,spiega suor Veronica, per la quale occorre “sempre più non fermare lo sguardo sul deficit ma continuare a superare i pregiudizi, in particolare comunitario e religioso, per vincere la paura dell’incontro.
La Chiesa o è aperta a tutti, o non è Chiesa. O tutti o nessuno, come ci ha ricordato Papa Francesco in occasione del 25° del nostro Settore”.
Caratteristica della conferenza è l’accessibilità, la fruibilità per tutti nelle diverse lingue ed anche nella lingua dei segni – “la mia lingua materna” – spiega la religiosa, figlia di due genitori sordi e con una sorella disabile intellettiva. La sera del primo giorno verrà inaugurata una mostra dedicata al Catechismo della Chiesa cattolica accessibile e ad alcuni sussidi pastorali e catechetici per l’inclusione delle persone con disabilità di varie parti del mondo. “Una raccolta di buone prassi e di strumenti realizzati in modo inclusivo, non per loro ma con loro”, precisa la religiosa.Perché appartenenza alla Chiesa vuol dire essere protagonisti nella e con la comunità, essere “evangelizzatori” in funzione della medesima dignità conferita dal Battesimo, come ha affermato Benedetto XVI nel 2009.
Per includere e vivere una buona vita cristiana, precisa suor Veronica, servono strumenti ordinari accessibili, non speciali. Strumenti come “Incontriamo Gesù”, il delizioso volumetto tattile che la religiosa tiene sulla scrivania e ci fa “toccare”, pensato per e con bambini ciechi in caratteri Braille con immagini tattili. Sussidi accessibili che tengano conto dei diversi ambiti della disabilità intellettiva e sensoriale e utilizzino linguaggi, simboli, immagini comprensibili a tutti e in grado di valorizzare ciascuno. In mostra, dice ancora la religiosa, “anche materiale pastorale, catechetico-liturgico, specifico per le persone con bisogni comunicativi complessi e spettro autistico realizzati dalle nostre diocesi in collaborazione con l’Ufficio”. Un sussidio utile per i sordi è nato lo scorso dicembre con la pubblicazione de “Le mie preghiere in Lis”, edito dalla Fondazione Pio Istituto dei Sordi di Milano in collaborazione con la diocesi ambrosiana e con la consulenza del Settore.
Al convegno interverranno teologi, persone disabili e realtà diocesane inclusive. Tra questi il filosofo italiano Stefano Toschi, tetraplegico; la teologa inglese Pia Matthes, che ha una figlia con disabilità; la psichiatra inglese Sheila Hollins, anch’essa con esperienze di disabilità in famiglia; p. Michael Depcik, sordo e direttore del Catholic Deaf Community (arcidiocesi di Detroit – Usa); le Petites soeurs disciples de l’Agnesu, comunità monastica femminile francese con alcune consacrate con la sindrome di Down.
Il Settore all’interno dell’Ucn, oltre a sensibilizzare le diocesi ha il compito di offrire percorsi formativi e metodologie attraverso nuovi linguaggi informando e formando sacerdoti, parroci, catechisti, animatori.“Il sacerdote – spiega la responsabile – è il mediatore dell’accoglienza; spesso è il primo cui si rivolgono i genitori dopo la diagnosi di disabilità del figlio. Deve essere informato e formato”.I catechisti “devono saper essere costruttori di ponti con la realtà della disabilità, preparare il terreno che accolga il dono nelle comunità”. Ma devono anche essere adeguatamente formati, sostiene la religiosa mettendo in guardia dal rischio di improvvisare o di considerare i disabili in chiave riduzionista e/o infantile:
“Non vanno visti né come angeli né come eterni bambini innocenti”.
Devono partecipare con le loro famiglie alla vita liturgica e pastorale, essere inseriti in parrocchia o nei gruppi, “facendo sentire a loro e a tutti che sono un dono per tutta la comunità”. Al convegno saranno condivise buone pratiche.Obiettivo, dimostrare che è sempre possibile includere le persone disabili nell’ambito ecclesiale rendendole così protagoniste nel cammino di fede.