Spavaldi e ribelli, pericolosamente ondivaghi fra pulsione e limite: gli adolescenti attraversano la selva della scoperta della propria sessualità armati di smarphone e privi di filtri di protezione.
A pensarci bene Internet ci offre la possibilità di filtrare soltanto noi stessi, magari nelle foto selfie o nei profili social, sballati dalla proiezione di qualcosa che vorremmo essere ma che non siamo. Il resto del mondo, invece, la rete ce lo vomita addosso come in una spaventosa e incontrollabile eruzione.
Il filtro di protezione certo non si può improvvisare e dovrebbe stratificarsi sulla pelle dei nostri giovani attraverso il processo educativo. Le famiglie si impegnano con tutte le proprie forze, ma le insidie sono molte e tra di esse, la più silente e la più spietata è la tendenza attuale alla banalizzazione dei sentimenti e alla demolizione della dimensione “intima” del vivere.
L’espressione “ti amo” non è mai stata tanto sovraesposta. Con essa si cristallizza, in una sorta di “formula fissa”, quel sentimento indiscriminato rivolto a fidanzati, familiari, amici e dintorni, forse anche vicini di casa o a passanti della strada.
Amiamo tutti, per scoprire poi che non amiamo nessuno. Per lo meno non stabilmente e non definitivamente.
La dimensione dell’amore è provvisoria e pubblica e “la paura di essere svelati è superata dal narcisismo di essere svelati”, come spiega mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione, in una intervista al Sir di qualche giorno fa. Così la sfera dell’intimità è travolta ed è perfino impossibile pensarla.
Con queste lacune e con questi fraintendimenti i giovani si affacciano sul terreno nuovo e complesso della sessualità. Cercano le risposte soprattutto in rete e le rilevazioni statistiche ufficiali denunciano un aumento della tendenza a fruire di materiale pornografico, ad esempio, o a iscriversi su piattaforme online per effimeri incontri.
Ne consegue una visione sempre più consumistica, tesa a “oggettificare” il corpo dell’altro. Inoltre i ragazzi che fanno un più intenso ricorso alla pornografia non solo sembrano andare incontro ad una pubertà precoce, ma aderiscono a stereotipi spesso fuorvianti e sperimentano aggressività nei rapporti intimi. La sessualità e le relazioni vengono rappresentate in maniera distorta. “Il problema con la pornografia non è che mostri troppo, ma che mostri troppo poco”, affermano gli psicologi. È priva dello spessore della emotività e del sentimento.
Allarmante il dato che emerge da uno studio commissionato dal Children’s Commissioner e dalla National Society for the Prevention of Cruelty to Children realizzato lo scorso anno dalla Middlesex University: il 53% degli adolescenti ritiene assolutamente realistico il ritratto della sessualità fornito dalla pornografia. Così il passaggio dalla fanciullezza alla pubertà, un tempo avvolto da mistero e imbarazzo, in certe epoche perfino rivoluzionario e ribelle, si affloscia in una ulteriore declinazione al solipsismo egopatico tipico del mondo attuale. La sessualità diventa l’ennesimo fronte di straniamento dove si smarrisce il senso della nostra umanità. Il tutto in anestesia totale.