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La Festa di tutti i Santi, la zucca e l’Ave Maria

Di Marino Cesaroni

DIOCESI – Pietro ha quattro anni e mezzo e frequenta il secondo anno della scuola materna in una città della nostra diocesi. Qualche giorno fa tornando a casa dice al nonno: “Sai che il trentuno ottobre è halloween?
Sorpreso, ma soprattutto strabiliato, il nonno ragiona tra sé e sé su cosa non abbia funzionato, in quella che possiamo chiamare, la comunicazione famigliare. Come poteva dire queste parole Pietro, che vive in una famiglia cattolica, credente e praticante, che non perde occasione per andare alla Messa. Ci va sempre volentieri soprattutto la domenica. Il Parroco e l’Azione Cattolica hanno escogitato un sistema per far assistere anche i più piccoli alla Messa. Questi vanno in sacrestia con gli educatori, ascoltano attentamente il Vangelo e poi fanno un disegno che alla fine della Messa presentano al celebrante che, a sua volta, lo mostra ai partecipanti.
Cosa non aveva funzionato, ancora, nella comunicazione famigliare? Possibile che non si sia mai parlato di Ottobre come mese del rosario e mese delle missioni. Possibile che non si sia mai parlato del primo novembre come Festa di tutti i Santi e del due novembre come ricorrenza dei defunti? Eppure, in questi due giorni, è vacanza!
Meravigliatissimo e con un grande senso di colpa, come i nostri lettori potranno immaginare, il nonno gli chiede: come fai a saperlo? E lui risponde: “La maestra ha portato a scuola una zucca”.
Ma com’è possibile che una zucca riesca a trasmettere di più di una serie di comportamenti che dovrebbero farsi leggere con naturalezza e stabilità?
Ed allora, dovendocela prendere con qualcuno troviamo subito uno sfogo nel sostenere che questo è uno dei frutti della secolarizzazione e della globalizzazione. Per una volta non abbiamo tirato in ballo gli immigrati. Il tenore di vita non permette più una riflessione attenta agli usi, ai costumi e alle tradizioni. Quando eravamo piccoli, noi che oggi siamo anziani, il tempo era scandito dalle ricorrenze religiose e dai dolci che si associavano ad esse. Come i maritozzi venivano associati al venerdì santo, così gli amaretti che in qualche zona vengono chiamati “le fave dei morti” ci ricordavano il due novembre, ricorrenza dei defunti.
Nella chiesa latina la ricorrenza dei defunti viene fatta risalire all’abate benedettino sant’Odilone di Cluny nel 998.
La festa di Halloween si affaccia in Italia una trentina di anni fa: prima nelle grandi città, poi anche nelle piccole e nei centri minori.
Però, quasi a nostra discolpa ci viene da dire, ma la maestra non avrebbe potuto parlare della festa di Ognissanti e della ricorrenza dei Defunti, magari recitare un’Ave Maria per i nonni defunti?
E no! Questo non si può!
Claudia Ferranti stava facendo lezione nell’Aula G di palazzo Ugolini dell’Università degli studi di Macerata a poco più di un centinaio di studenti di lingue e del terzo anno di Letteratura. Era lo scorso venerdì 13 ottobre. Ricorreva il centenario della Madonna di Fatima ed era stata lanciata una iniziativa che prevedeva una preghiera collettiva alle 17,30 in tutta Italia e in Polonia per la pace e contro gli integralismi. Ad un certo punto la professoressa invita gli studenti a recitare un’Ave Maria. Tutto finisce lì fino a che non viene postato sui social quel momento di raccoglimento.
Si scomoda o meglio scende in campo anche il Rettore Francesco Adornato che avrebbe sostenuto: “Si tratta di un atteggiamento assolutamente improprio e censurabile. L’Università non è un luogo di gesti divisivi”.
La recita di questa Ave Maria ci sembra in armonia con l’ambiente.

Su Piazza della Libertà a Macerata dove si affaccia l’Università, vi si affaccia anche il Palazzo comunale. Sulla parete principale spicca, dal 1952, un medaglione nel quale si può ammirare una bella immagine della Madonna con ai due lati la scritta: CIVITAS MARIAE.

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