L’Amoris Laetitia chiede alla Chiesa di cambiare passo, di essere “davvero missionaria, davvero in uscita” per “rendere tutta la pastorale una pastorale familiare e, in modo ancora più chiaro, mettere tutta la Chiesa nella prospettiva della famiglia”. Lo ha affermato mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, questa mattina a Cotonou in Benin, in occasione delle celebrazioni dei 20 anni di attività della Sezione per l’Africa francofona dell’Istituto teologico Giovanni Paolo II affiliato al Pontificio Istituto teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del matrimonio e della famiglia di cui mons. Paglia è Gran Cancelliere.
In questo viaggio in Benin, Paglia è accompagnato da mons. Pierangelo Sequeri, preside del Pontificio istituto. Nel suo intervento, rivolto a sacerdoti, religiosi e studenti, mons. Paglia ha spiegato che il documento si inserisce nella prospettiva pastorale di Papa Francesco. Si tratta di un “nuovo stile ecclesiale” e “il Papa non vuole essere mal compreso”. “Anche tra i credenti – ha aggiunto – c’è chi vede la Chiesa come un tribunale sulla vita e sulla storia degli uomini. Dio ha voluto una Chiesa coraggiosa e decisa nella protezione dei più deboli, a partire da coloro che vivono prigionieri delle loro colpe e disperati per aver deragliato dalla strada della loro vita. E questi vanno accompagnati nella piena integrazione ecclesiale”. Due le “idee forti” presenti nel documento: la prima è che “il matrimonio è indissolubile però il rapporto della Chiesa con i figli e le figlie di Dio è ancora più forte”; la seconda riguarda il ruolo del vescovo “che ha la piena responsabilità ecclesiale per la salvezza delle anime a lui affidate. Il vescovo è il pastore che ha il compito di riportare a casa il gregge affidato”. Il Papa – ha osservato ancora mons. Paglia – “non propone una nuova dottrina e non propone nuove regole ecclesiali” ma “un nuovo stile ecclesiale basato sulla presa di coscienza della diversità delle situazioni”. La “sfida pastorale” riguarda l’accompagnamento dei fidanzati e quello delle persone abbandonate separate e divorziate. Secondo Paglia, sarà possibile vincere la sfida “solo se la comunità cristiana è davvero presente e viva e attenta alle persone concrete”.