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Monteprandone, Padre Silvio: “Gesù ha illuminato il mistero della nostra morte”

MONTEPRANDONE – Il 1 novembre si è tenuta la Santa Messa presso il cimitero di Monteprandone.

A presiedere la funzione religiosa, P. Silvio Capriotti ,nuovo padre guardiano del convento di Santa Maria delle Grazie che, il 1 di Ottobre, ha preso il posto di Padre Lorenzo Turchi, insieme a Don Alfonso della parrocchia Sacro Cuore e don Gianluca della parrocchia S. Niccolò di Bari.

“Beati i morti che muoiono nel Signore” è una frase chiave dell’udienza che papa Francesco ha tenuto il 18 Ottobre e che padre Silvio ha ripreso durante l’omelia.

“Carissimi fratelli e sorelle, oggi vorrei mettere a confronto la speranza cristiana con la realtà della morte con la realtà che la nostra civiltà moderna tende sempre più a cancellare,così quando la morte arriva perchè ci sta vicino, ci troviamo impreparati, privi anche di un alfabeto adatto per abbozzare parole di senso intorno al suo mistero che comunque rimane.
Eppure i primi segni di civilizzazione umana sono transitati proprio attraverso questo enigma.

Potremmo dunque affermare che l’uomo è nato con il culto dei morti . Altre civiltà prima della nostra, hanno avuto il coraggio di guardarla in faccia e i vecchi hanno raccontato ,alle nuove generazioni,come una realtà inerudibile obbligasse l’uomo a vivere per qualcosa di assoluto .

“Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio” ,così recita il salmo 90 .Contare i propri giorni fa si che il cuore ,parole ci riportino un sano realismo scacciando il delirio di onnipotenza.

Cosa siamo noi? Siamo quasi un nulla dice un altro salmo, i nostri giorni scorrono via veloci; viviamo anche cent’anni ma alla fine ci sembrerà che sia stato un soffio.

Tante volte ho ascoltato anziani dire la vita mi è passata con un soffio -ha continuato padre Silvio – In questo modo, la morte mette a nudo la nostra vita, ci fa scoprire che i nostri atti di orgoglio,di ira, di odio erano vanità, pura vanità. Ci accorgiamo con rammarico, di non aver amato abbastanza,di non aver cercato ciò che era essenziale,e al contrario vediamo quello che di veramente buono abbiamo seminato, gli affetti per i quali ci siamo sacrificati e che ora ci tengono per mano. Gesù ha illuminato il mistero della nostra morte; con il suo comportamento ci autorizza a sentirci addolorati quando una persona cara se ne va, come lui si turbò profondamente di fronte alla tomba del suo amico Lazzaro e scoppiò in pianto .

In questo suo atteggiamento sentiamo Gesù molto vicino a noi: prega il padre sorgente della vita ,e ordina a Lazzaro di uscire dal sepolcro e così avviene.

La speranza cristiana attinge da questo atteggiamento che Gesù assume,contro la morte umana; se essa è presente nella creazione,essa però è uno sfregio che deturpa il disegno dell’amore di Dio e il Salvatore vuole guarircene.

Come esempio riporta quello di un padre, Giairo, che ha la figlia molto malata e si rivolge con fede a Gesù,perchè la salvi . Non c’è figura più commovente che è quella di un padre o di una madre con un figlio malato . Gesù si incammina con quell’uomo, ma ad un certo punto dalla sua casa arriva qualcuno che gli dice che la bambina è morta e che non c’è più bisogno di disturbare il maestro. Gesù dice però a Giairo di avere fede.

Per concludere possiamo affermare che Gesù ci mette su questo crinale della fede. A Marta che piange per la scomparsa del fratello Lazzaro, oppone la luce di un dogma : “Io sono la risurrezione e la vita”: chi crede in me, anche se muore vivrà; chi vive e crede in me non morirà in eterno.

Credere, questo è quello che Gesù ripete ad ognuno di noi : Io non sono la morte io sono la resurrezione e la vita. Credi tu questo ? Ecco la domanda che porge papa Francesco . Noi ,che oggi siamo qui crediamo questo ?” (Paola Travaglini)

Redazione: