DIOCESI – “Questa è la volontà di colui che mi ha mandato [cioè di Dio Padre]: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno” (Gv 6, 39). Questo ci ha detto Gesù nel brano del Vangelo che la liturgia offre alla nostra meditazione in questo giorno in cui facciamo memoria di tutti i fedeli defunti.
Gesù ha ricevuto una missione dal Padre che lo ha inviato nel mondo, prendendo una carne mortale da Maria vergine. Questa missione è una missione di salvezza: farci comprendere l’amore del Padre in cui possiamo sempre confidare e insegnarci la strada dell’amore fraterno come via che libera dalla morte eterna”.

Con queste parole il Vescovo Carlo Bresciani ha aperto giovedì 2 novembre, la sua omelia pronunciata in occasione della commemorazione di tutti i fedeli defunti.

Il Vescovo Carlo ha poi affermato: “Gesù ha adempiuto questa missione annunciando a tutti l’amore del Padre, confidando nell’amore del Padre anche nel momento della sua dolorosa morte in croce. Nel momento della morte si è affidato all’amore del Padre e il Padre lo ha riscattato dalla morte traendolo vivo dalla tomba. Il Padre non ha permesso che andasse perduto quel Figlio che aveva confidato nel suo amore e aveva donato la vita per questo.
Gesù aveva promesso che una volta andato al Padre, cioè risorto da morte, avrebbe inviato lo Spirito su coloro che avevano creduto in lui, uno Spirito d’amore che avrebbe guidato ogni fedele nella via che lui aveva insegnato. San Paolo nella seconda lettura ci conferma che “l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato” (Rom 5, 5). Attraverso l’invio dello Spirito santo Gesù continua la sua missione di salvezza nei confronti di ogni credente in lui. Non volendo che nessuno si perda, motivo per cui ha donato tutta la sua vita, manda lo Spirito come aiuto alla nostra povertà di amore così che egli cambi i nostri cuori, induriti dall’egoismo, e li renda capaci di amare con il cuore stesso di Dio.
I fedeli defunti che hanno creduto in lui e hanno cercato di vivere l’amore fraterno verso tutti, come ci ha insegnato Gesù, sono coloro che il Padre ha affidato a Gesù e di questi egli dice che non sono perduti, ma che li risusciterà nell’ultimo giorno. Commemorando tutti i fedeli defunti, noi siamo colmi di speranza, poiché non li crediamo perduti per sempre, annientati dalla morte, ma affidati alle mani di colui che li risusciterà nell’ultimo giorno. Questo è il ‘nocciolo duro’ della nostra fede in Gesù, senza del quale noi saremmo senza alcuna speranza.
Ma la vita dell’uomo, di ciascuno di noi, è povera di amore e, talora, ricca di egoismo, anche se non siamo totalmente privi della fede in Gesù.

La nostra fede, per quanto sincera, è sempre troppo povera delle opere della fede, che sono quelle di un vero amore fraterno verso tutti. Così è di noi, così è stato anche dei nostri cari defunti. Per questo la nostra preghiera  si fa carica di una invocazione al Padre della misericordia, perché volga il suo sguardo di bontà sui fedeli defunti, perdoni i loro limiti e le loro povertà spirituali per i meriti di Gesù Cristo signore nostro e suo amato Figlio.
Il nostro vuole essere un ricordo orante, fatto di tanti intensi sentimenti che vengono ridestati dalla memoria di storie vissute e di legami di affetto in qualche modo spezzati e ancora carichi di dolore, ma anche un ricordo impregnato di tanta fede in colui che non vuole che essi vadano perduti, ma vuole risuscitarli nell’ultimo giorno. Vuole essere un ricordo carico di gratitudine per quell’amore che ci hanno donato seguendo l’insegnamento di Gesù, per quelle opere di bene che ci hanno lasciato e per quella fede che ci hanno testimoniato e tramandato arricchendo noi, la nostra Chiesa e il mondo intero.
Molti di questi nostri defunti hanno letteralmente donato la loro vita alla famiglia, alla parrocchia, alla Chiesa, alla società, spendendosi in modo mirabile anche con notevoli sacrifici personali, spesso nascosti anche a coloro che erano più vicini a loro anche negli affetti. Quanta donazione di fede e di amore dobbiamo riconoscere nei nostri padri e nei nostri nonni, al punto che, con sincerità, ci sentiamo piccoli nei loro confronti e siamo costretti, non senza un velo di vergogna, a confessare di non aver imparato abbastanza da loro a volerci bene come loro ne hanno voluto a noi, anche se con i loro limiti e le loro fragilità. Per il bene che ci hanno donato, rendiamo grazie a Dio e per i loro limiti invochiamo, come gesto di amore e di comprensione, la misericordia del Padre.
Lasciamo che questa sera il nostro cuore sia toccato da un genuino sentimento di amore e di riconoscenza nei loro confronti e che una preghiera carica di fede salga per loro al Padre, signore dei vivi e dei morti. Che sia una preghiera che accumuli tutti, quelli che ci hanno fatto del bene e quelli che pensiamo ci abbiano fatto del male: gli uni Dio li ricompensi per il bene fattoci e gli altri li affidiamo al suo giudizio di misericordia, consapevoli che anche noi abbiamo bisogno ogni giorno della sua misericordia a causa della nostra povertà di amore. Noi non ci ergiamo a giudizio di nessuno, tutti affidiamo al suo giudizio di misericordia. Per tutti – per noi e per tutti i defunti, poiché tutti ci riconosciamo in verità peccatori – invochiamo come dono la sua pace in attesa della comune resurrezione nell’ultimo giorno.
Carissimi, non dimentichiamoci mai di pregare per i defunti e di offrire a Dio per loro sacrifici di amore, opere di bene e di carità fraterna. Sono opere preziose agli occhi di Dio e che sono di vero beneficio per loro in quella comunione dei santi che tutti ci unisce in Dio Padre per opera di Gesù Cristo nostro Signore. Amen”

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