“Ognuno di noi è un eletto, un’eletta di Dio”.
Lo ha spiegato il Papa, nell’omelia della Messa celebrata ieri a Santa Marta, soffermandosi sulle tre chiamate irrevocabili di Dio al suo popolo, nella storia della salvezza: “il dono dell’elezione, della promessa e dell’alleanza”. “Ognuno di noi – ha spiegato Francesco – porta una promessa che il Signore ha fatto: ‘Cammina nella mia presenza, sii irreprensibile e io ti farò questo’. E ognuno di noi fa delle alleanze con il Signore. Può farle, non vuole farle – è libero. Ma questo è un fatto. E anche, dev’essere una domanda: come sento io l’elezione? O mi sento cristiano per caso? Come vivo io la promessa, una promessa di salvezza nel mio cammino, e come sono fedele all’alleanza? Come Lui è fedele?”. Di fronte alla “fedeltà stessa” che è Dio, l’invito del Papa, dobbiamo interrogarci: “La sentiamo la sua carezza, il suo prendersi cura di noi e il suo cercarci quando ci allontaniamo?”. “Nel cammino dell’elezione, verso la promessa e l’alleanza ci saranno peccati, ci sarà la disobbedienza, ma davanti a questa disobbedienza c’è sempre la misericordia”, ha spiegato Francesco: “E’ come la dinamica del nostro camminare verso la maturità: sempre c’è la misericordia, perché lui è fedele, lui non revoca mai i suoi doni”. Adorazione e lode silenziosa, dunque, davanti a “questo mistero della disobbedienza e della misericordia che ci fa liberi”, e davanti a “questa bellezza dei doni irrevocabili come sono l’elezione, la promessa e l’alleanza”. “Penso che può farci bene, a tutti noi, pensare oggi alla nostra elezione, alle promesse che il Signore ci ha fatto e come vivo io l’alleanza con il Signore”, l’esortazione finale: “E come mi lascio – permettetemi la parola – misericordiare dal Signore, davanti ai miei peccati, alle mie disobbedienze. E alla fine, se io sono capace – come Paolo – di lodare Dio per questo che ha dato a me, a ognuno di noi: lodare e fare quell’atto di adorazione. Ma non dimenticare mai: i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”.