Il rumore della pioggia battente resta fuori dalla porta. I ragazzi del Terzo Settore “Centimetro Zero”, il progetto di locanda sociale che a Spinetoli, nelle Marche, impiega giovani con disabilità intellettive e propone cucina di alta qualità con prodotti a filiera cortissima, sono seduti tutti in cerchio: le schiene poggiate bene sulle sedie, i corpi in posizione di riposo. La musica di sottofondo addolcisce ogni angolo, le parole delle educatrici li portano lontano. E’ lunedì, la Locanda è chiusa e sono tutti nel locale vicino al ristorante, impegnati nella lezione settimanale del corso “Professione Centimetro Zero”: un progetto ambizioso che mira a fornire loro conoscenze e competenze spendibili sul mercato del lavoro. Diciotto mesi di attività, 20 ore di orientamento, 120 di aula e 400 di esperienza pratica e tirocini per 540 ore complessive dirette a 10 giovani con sindrome di Down o disabilità intellettiva: queste le caratteristiche del corso partito a ottobre con la presenza di educatori, pedagogisti e cuochi.
Nella prima parte della lezione c’è un’ora di meditazione “modulata in base alla loro attenzione – spiega Maria Luisa – che non è mai troppo lunga e costante. Attraverso la nostra guida li portiamo a diventare consapevoli del respiro e del proprio corpo e poi a compiere, in modo molto semplice, un viaggio con la mente. Oggi siamo andati su un sentiero pieno di erbe aromatiche: ho cercato di far sentire loro gli odori del rosmarino, della menta, della lavanda. Poi li ho accompagnati in una foresta dove hanno incontrato la parte più istintiva. Li ho guidati all’incontro con il proprio animale preferito e in quell’occasione si sono scambiati le emozioni, raccontando questa esperienza. Infine, molto lentamente, li ho fatti tornare alla consapevolezza del corpo e alla realtà”.
L’ora di meditazione è un altro progetto innovativo della Locanda sociale. “La disciplina – racconta Manuela -, aiuta i ragazzi a ritrovare il contatto con se stessi attraverso la sperimentazione di uno stato di pace e armonia interiore. Grazie a questo lavoro interiore è possibile raggiungere un equilibrio che favorisce lo sviluppo progressivo di un’autonomia affettiva e una capacità di dare spazio alla propria creatività in opere di vita quotidiana sia nel gruppo che nel singolo”.
Nella seconda parte del corso la lezione entra nel vivo della specializzazione con la conoscenza di tutti gli utensili utilizzati in cucina, l’allestimento della tavola, la preparazione dei cibi, le tecniche di sala, la coltivazione dei campi per ricavare prodotti da portare direttamente sulla tavola. E poi c’è l’assegnazione dei compiti.
“I diversi compiti vengono assegnati a seconda della predisposizione dei ragazzi – spiegano le operatrici -: c’è chi si occupa della sala, chi aiuta in cucina, chi riesce a svolgere entrambe le funzioni e chi coltiva i prodotti dell’orto. Lavori sui quali i ragazzi sono già impegnati nel resto della settimana mentre il corso rappresenta un momento di approfondimento e di specializzazione. Il nostro prossimo obiettivo è fornire loro le adeguate conoscenze per riuscire anche a prendere gli ordini. Al momento sono in grado di apparecchiare e sparecchiare mentre in queste settimane cominceranno anche a prendere gli ordini, sempre, naturalmente, con il nostro aiuto. Sanno già che cos’è una comanda e quali sono i tempi tra una portata e l’altra per evitare lunghe attese: cose che a noi sembrano normali ma che per loro rappresentano una grandissima conquista”.
Ivano e Gaia lavorano in cucina, puliscono le verdure, controllano il bollitore, Gaia sterilizza anche le posate, prepara le polpette di quinoa e impana le olive. Marco segue l’orto, Daniele si alterna tra l’orto e la cucina mentre Marino, Costantino, Alessio, Lorenzo e Andrea servono in sala e sono a contatto costante con i clienti. Costantino ha un modo di fare cordiale e al tempo stesso professionale. Riesce a rapportarsi con molta delicatezza con le persone che arrivano per mangiare. Molti di loro chiedono da quanto tempo faccia questo lavoro e la risposta stupisce sempre tutti. Aurora invece è l’ultima arrivata “e quando facciamo la meditazione – raccontano sorridendo i ragazzi – si addormenta sempre”.
“A livello relazionale – spiegano le operatrici – si è creata un’intesa che va oltre la preparazione professionale prevista dal corso. Siamo diventati una specie di famiglia allargata in cui condividiamo le emozioni, la meditazione, ore di lavoro e pause di relax. I ragazzi si raccontano, ma lo facciamo anche noi. Questi momenti sono utili non solo nell’ambito lavorativo ma anche a livello relazionale ed è un passaggio importante perché in qualsiasi ambiente di lavoro è fondamentale anche saper affrontare il piano relazionale”.
Poche lezioni e il corso “Professione Centimetro Zero”, realizzato con il contributo della Fondazione Carisap, è già diventato una piccola comunità in cui ci si osserva, ci si conosce, ci si scambiano sensazioni e punti di vista, si ride, si studia. E, soprattutto, si cresce insieme, annullando tutte le distanze.