M.Michela Nicolais

“La Messa è preghiera, anzi, è la preghiera per eccellenza, la più alta, la più sublime, e nello stesso tempo la più concreta”.

Inizia così Francesco, con una spiegazione che presuppone una domanda: “Che cosa è veramente la preghiera? È anzitutto dialogo, relazione personale con Dio. È un incontro con il Signore”. Perché la strada della vita è verso l’incontro definitivo col Signore, aggiunge a braccio. La grazia più grande è poter sperimentare che la Messa, l’Eucaristia è il momento privilegiato per stare con Gesù, e, attraverso di lui, con Dio e con i fratelli.

“Il silenzio è tanto importante!”, esclama a braccio, riprendendo un concetto della catechesi di mercoledì scorso: quando andiamo a Messa non andiamo ad uno spettacolo, ma all’incontro col Signore. Più che arrivare cinque minuti prima della Messa per chiacchierare col vicino, bisogna rimanere in silenzio insieme a Gesù, perché pregare – come ogni vero dialogo – è anche saper rimanere in silenzio.

“Stiamo attenti: se io non sono capace di dire ‘padre’ a Dio, non sono capace di pregare”.

È l’altro monito a braccio del Papa, durante la seconda catechesi dedicata alla Messa. Per imparare a pregare bisogna essere umili, riconoscersi figli, riposare nel Padre, fidarsi di lui. In una parola,

“per entrare nel Regno dei cieli è necessario farsi piccoli come bambini”. Fidarsi e lasciarsi sorprendere, il doppio imperativo del Papa, che chiede ai fedeli in piazza:

“Nella nostra relazione con il Signore, nella preghiera –domando – ci lasciamo meravigliare o pensiamo che la preghiera è parlare a Dio come fanno i pappagalli? No, è fidarsi e aprire il cuore per lasciarsi meravigliare. Ci lasciamo sorprendere da Dio che è sempre il Dio delle sorprese? Perché l’incontro con il Signore è sempre un incontro vivo, non è un incontro di museo. È un incontro vivo e noi andiamo alla Messa non a un museo. Andiamo ad un incontro vivo con il Signore”.

“Rinascere dall’alto”, come Nicodemo, l’invito finale della catechesi. “Si può rinascere? Tornare ad avere il gusto, la gioia, la meraviglia della vita, è possibile? Anche davanti a tante tragedie?”, la domanda. La risposta non può che essere affermativa, perché nel cuore di ogni vero credente c’è il desiderio di rinascere, la gioia di ricominciare. Il problema è che lo perdiamo facilmente, questo desiderio, presi come siamo da tante attività e progetti che rischiano di farci perdere di vista quello che è fondamentale:

“La nostra vita del cuore, la nostra vita spirituale, la nostra vita che è incontro con il Signore nella preghiera”.

Il Signore ci perdona sempre, ribadisce Francesco a proposito di un dono che è una vera consolazione:

“Quando faccio la comunione il Signore incontra la mia fragilità”.

Entra a far parte della Community de L'Ancora (clicca qui) attraverso la quale potrai ricevere le notizie più importanti ed essere aggiornati, in tempo reale, sui prossimi appuntamenti che ti aspettano in Diocesi.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *