Per me lo sport è “lavoro di squadra”, senza di esso tutto il resto rischia di perdere senso. È bello quando ci diamo consigli l’un l’altra, quando ci correggiamo a vicenda ed è bello pure quando una di noi vince e le altre no, è come se in fondo avessimo vinto tutte, ecco mi piacerebbe far capire a tutti che l’importante è stare insieme, imparare a gioire della vittoria del nostro fratello ed essere sempre amici perché a volte può esserci un momento di debolezza, di sconforto e la parola di qualcuno che crede in te ti fa ripartire più forte di prima. Si deve imparare a superare le sconfitte, a volte si vince altre no, ma quando si è dato tutto ci si sente vincitori lo stesso”.
Ernesto Vagnoni si è espresso invece così: “In tutto quello che mi capita di fare nella vita cerco sempre di dare il meglio di me, io opero nel sociale, alleno i portieri, sono un educatore, ho la Lux Video, una società dove con le riprese miro a dare una mano alle famiglie e ai giovani in un mondo come questo dove i bambini non distinguono più cosa è giusto e cosa è sbagliato. Per me lo sport è “mezzo di educazione e di crescita”.
Quando lavoravo con l’Acquaviva Calcio non mi sono mai sentito oppresso dalla Società, non mi hanno mai assillato con “la vittoria ad ogni costo”. I bambini devono capire questo per crescere sereni, quando vedo genitori che si comportano da maleducati durante le partite di calcio penso che prima o poi il bambino faccia le stesse cose. Lo sport deve insegnare cos’è la disciplina, il sacrificio perchè queste cose rimangono nella vita, serviranno in ogni campo, serviranno a contatto con gli altri. Lo sport entra nello stile quotidiano, aiuta nell’alimentazione, nella malattia, nella povertà. Una cosa che ripeto ai miei allievi è che l’avversario è fondamentale affinché noi miglioriamo, senza di esso non ci sarebbe confronto e non sapremmo dove dobbiamo cambiare”.
Luca Balletta ha detto: “Mia mamma dice sempre che la mia prima parola fu “palla”, forse la mia vita era già tutta programmata….Io ho cominciato a scrivere un libro dove racconto le mie esperienze e le mie riflessioni riguardo il calcio, quando mi allenavo, giocavo e studiavo, quando da piccolo avevo le maglie di lana fino alle ginocchia e dopo una partita sotto alla pioggia e nel fango ero in condizioni pessime, racconto le sconfitte che invece di buttarmi giù mi facevano dare il meglio nell’allenamento successivo, ricordo i compagni e gli avversari, i sacrifici e la passione, ricordo mia moglie che quando eravamo fidanzati mi era sempre vicina e con me affrontava tutto il mio cammino, ricordo l’Acquaviva Calcio dove ho giocato tanti anni e la maglia e quei colori me li sento tuttora addosso, ricordo quando ero quasi finito in serie A e tanto altro. Nel calcio di oggi manca la passione e io ho paura che i piccoli vengano trascinati dentro da tutta questa mentalità, i bambini dopo la sconfitta si sentono abbattuti, vogliono mollare tutto, spesso nemmeno vengono agli allenamenti, non vogliono essere ripresi per i loro sbagli, io mi ricordo che l’allenatore se avevo le scarpette sporche mi faceva uscire dal campo, ci insegnavano ad essere educati e preparati, oggi non si può più fare, i ragazzi non vogliono essere corretti, ma in questo modo tendono a non migliorarsi e questo li porterà a vivere male la loro vita anche quando cresceranno.
I piccoli oggi sentono che il calcio gira intorno ad alcuni “fenomeni” che poi in poco tempo scompaiono e che firmano contratti solo dove la somma è maggiore. Io invece sono legato al calcio dove la squadra è una famiglia, dove la Società fa parte di te, la senti dentro, la vivi. Si gioca per passione, si gioca per divertirsi, si gioca perché ci si crede fortemente. Il calcio di oggi non lo sento mio, i genitori e i presidenti trattano i bambini come adulti, parlano di soldi e carriera bruciando presto il tempo dell’infanzia. Io ho due figli e non nego che se un giorno diventassero bravi calciatori ne sarei contento, ma non voglio assillarli, gli lascio fare quello che sentono e se non saranno i migliori per me saranno comunque i migliori. Il calcio non toglie nulla alla vita di ogni giorno, io ricordo quando la Sambenedettese giocava in serie B e veniva in ritiro ad Acquaviva, ricordo che dall’Hotel Abbadetta andava a piedi in paese per partecipare alla Messa e nel pomeriggio avevano al partita”. Al termine sono state lette le riflessioni dei presenti che sono state scritte durante la serata su dei foglietti. Agli ospiti è stato regalato un quadro di san Niccolò.
Patrizia Neroni