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Monache Clarisse: Dio si è fatto “compagno di strada di ogni uomo”

uppDIOCESI . Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 10 dicembre.
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«Inizio del Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio»: sono queste le prime parole scritte dall’evangelista Marco, le prime parole del primo, dei quattro Vangeli, ad essere redatto.

Marco mette subito le carte in tavola e dice esattamente come “andranno a finire le cose”: sì, quel Gesù, uomo di Nazareth, figlio di Giuseppe e Maria, è il Cristo, il Messia, il Figlio di Dio, venuto da Dio e da Lui inviato nel mondo.

E questa è la “Buona Notizia”, l’annuncio certo di un Dio che si è fatto carne in mezzo al suo popolo, compagno di strada di ogni uomo.

In che senso questa è una buona notizia? Cosa cambia a noi nella vita?

Il profeta Isaia scrive nella prima lettura: «Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri»: è la certezza di un Dio che non è giudice severo e impassibile, ma di un Dio che ci custodisce, si prende cura, che ci assicura salvezza, giustizia, misericordia, pace, felicità, gloria, ogni bene, amore, verità…una certezza che, per noi, è sempre la possibilità di un nuovo inizio, di una nuova creazione, una creazione quotidiana, un continuo rinascere e ricominciare dal Vangelo.

Una Buona Notizia per cui vale la pena spendersi e che vale la pena annunciare: questo, Giovanni Battista, lo ha ben capito.

«Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico»: non una forma di eccentricità ma il desiderio di ritrovare l’essenziale, una sobrietà e una povertà di vita non fini a se stesse ma segno eloquente di uno svuotamento, di una spoliazione che significano totale apertura, disponibilità, accoglienza del Dio che viene.

«… battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati»: anche qui, non una forma di penitenza ma un richiamo a quell’essenziale che fa da fondamento a tutto il resto… ricominciando dal deserto, quel “luogo” in cui la Parola trova lo spazio per farsi sentire, trova la sua limpidezza, la sua genuinità, la sua forza e la sua autorevolezza, la sua capacità di aprire strade e orizzonti, di dare senso e speranza.

«Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata»: non sono ammodernamenti o adeguamenti estetici ed esteriori, ma il desiderio, il coraggio, la forza di collocarsi in una novità di Vita che quotidianamente ci viene incontro, «nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia», ci dice San Paolo; una novità di vita che ci chiama a cominciare e ricominciare sempre, ogni giorno, l’avventura con «Gesù, Cristo, Figlio di Dio», che viene!

Redazione: