RIPATRANSONE – Mario Vespasiani dopo la mostra al Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle e la recente presentazione della sua trilogia alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, prosegue col progetto nubivagant – che sarà inaugurato sabato 23 dicembre nello studio One Lab Contemporary di Ripatransone – la sua particolare riflessione sul tema del cielo che dall’arte tocca la scienza, l’astronomia e la teologia. La sua ricerca nel corso del tempo ha esaminato i temi principali della pittura, dal ritratto al paesaggio, dagli animali alla natura morta, dai moti spirituali al genere astratto, con una particolare attenzione al ruolo dei simboli, in quanto ogni immagine è intesa come una soglia in grado di condurre a nuovi livelli di significato. Vespasiani presenta in questa occasione parte delle sue ricerche che guardano verso l’alto, in cui sembrano riflettersi tutti gli aspetti della vita quotidiana, attraverso proiezioni inconsce che possono risultare oscure e indecifrabili come rivelative e illuminanti.
Saranno in mostra opere che riguardano i simboli cari a Vespasiani che hanno un più o meno evidente riferimento col cielo: quali le stelle, le eclissi, le nuvole, il vento, la tempesta, il fulmine, il colore blu, l’albero, l’oscurità, le lacrime, i velivoli o personaggi come Giuseppe da Copertino il santo dei voli, il capitano Nobile, la Regina del cielo. Anche l’installazione delle opere si distacca dall’allestimento minimalista adoperato in passato, per divenire un laboratorio alchemico dove le tele si toccano e si sovrappongono, come ad unire i vari piani e i diversi punti di partenza. La scelta del termine inglese nubivagant ha significato per Vespasiani concentrare in una parola il senso di immaterialità e movimento, di ascese e vertigini, per portare a leggere l’opera più con i sensi che con la ragione, emancipando il quadro dal suo impatto immediato, dall’immagine che convenzionalmente abbiamo assegnato ad ognuno di questi temi. Fare oggi pittura p er Mario Vespasiani vuol dire fare esperienza della figurazione al suo limite, vuol dire mostrare l’energia della creazione stessa, l’eccesso che la abita e che spalanca la visione su un altrove dove la figura si carica di forza e mistero.
Vespasiani adopera spesso il termine di “risonanza” per descrivere i suoi lavori, come richiami ad una dimensione sacra in cui tutti gli elementi sono in contatto tra loro. La sua particolare cifra espressiva, la via del colore, è attenta perfino alle fioche luci sull’orizzonte o delle profondità dell’universo, focalizzandosi più che su una precisione fotografica sulla densità segnica, che si scioglie o si addensa, abbaglia o inghiotte. Questo tipo di memoria non è mai obiettiva, perché stimola un’interpretazione: non ci chiede cosa ci ricorda quello che stiamo vedendo, ma come reinterpretarlo, come renderlo nuovamente vivo: nubivagant è allora l’incontro del tempo trascorso con un altro tempo, è quel flashback, che ravviva più che il passato il pensiero. I volti e gli oggetti perdono sostanza, caricandosi di colori, delle tonalità a noi contemporanee. Le opere, frammenti di una totalità, chiedono di essere seguite, poiché vagano verso un centro comune, coscienti che la finalità ultima di ogni cosa è di vibrare all’unisono, per ritrovare la concretezza dell’insieme.
Il simbolo ha la capacità di unire entità contrastanti, di mantenere una vitalità e un’ambiguità che ancora oggi intreccia connessioni dal passato al presente con l’esistenza in tutte le sue forme ed è proprio n ell’attraversare lo sguardo di Mario Vespasiani che questi soggetti diventano “immagine senza tempo” in un percorso che gli spettatori sono invitati a compiere,
perché l’arte non è un intrattenimento bensì la possibilità di incontrare ciò che esiste dentro noi stessi, con cui ancora non abbiamo familiarizzato.
One Lab Contemporary
63065 Ripatransone AP – Italy
periodo: 23 dicembre – 28 gennaio 2018
Curriculum
Mario Vespasiani (1978) è un artista visivo italiano. Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei e luoghi di culto. Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall’arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli. La sua ricerca non ha riferimenti analoghi nel panorama contemporaneo per tematiche, scelte espositive e collaborazioni, nel corso del tempo è stato uno dei pochi ad avere interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all’astrofisica, dall’antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura: attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale il suo lavoro va inteso come continuazione dell’opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale. Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie e libri d’arte, che rimette la presenza femminile al centro dell’ispirazione artistica. Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Di recente è stato in mostra a Venezia e Chiavenna nella collettiva Our place in space, promossa da NASA ed Esa che proseguirà nel 2018 in un tour mondiale. Nel 2016 è l’ideatore del primo Festival sul pensiero contemporaneo L a Sibilla e i Nuovi Visionari, che nel 2017 si è esteso anche in alcuni centri colpiti dal sisma; sempre nel 2017 è stato il promotore degli incontri interculturali dal titolo: Indipendenti, Ribelli e Mistici, che hanno coinvolto esponenti di vari ambiti a discutere sul presente, tra creazione e condivisione. In questi giorni è in corso presso il Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air. La sua trilogia Mara as Muse è stata presentata nel novembre 2017 presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma. Trentanove sono ad oggi le pubblicazioni personali, che dall’esordio, hanno documentato in maniera metodica la sua ricerca.
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