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Abbiamo intervistato per la nostra rubrica Lucilio Santoni
Perché l’artista crea? Perchè il poeta o lo scrittore affidano ad un foglio i propri pensieri?
La creazione viene dal disagio. Il disagio di trovarsi in un corpo finito, mentre il pensiero è infinito; e poi c’è la nostalgia di qualcosa che se n’è andato e non ritornerà.
L’intellettuale, il pensatore, l’artista hanno un dovere assoluto che li accomuna? Hanno un obbligo morale? Cosa rappresenta “l’onesta intellettuale” in una realtà popolata da superficialità, velocità di giudizio e opportunismi di parte?
Quando hai cominciato a nutrire il pensiero, soprattutto quello poetante, non puoi più tornare indietro; la tua vita è segnata.
Definisci Virgilio, “il Grande”. E’ ancora attuale il suo messaggio? Quale insegnamenti trarne? Quale illuminazione riceverne?
“tendebantque manus ripae ulterioris amore” è un verso dell’Eneide: “e tendevano le mani per amore dell’altra sponda”. Dice tutto, senza bisogno di commenti.
Il tuo interesse artistico presenta molte dimensioni: operatore culturale, scrittore, direttore di “atelier culturali”, fine conferenziere : cosa ci dici? Ogni aspetto vive di vita propria o un focus li comprende tutti?
L’operazione che ho sempre tentato nella mia vita è quella di dare risposte poetiche a problemi politici, culturali ed esistenziali. In tal senso, ogni cosa che faccio rientra in quel tentativo.
Ascoltare gli altri, e il mondo, è importantissimo. Non giudicare lo è altrettanto. Bisogna impegnarsi, anche se non sempre vi si riesce.
Un tuo concetto è: “Mi interessa chiunque sia capace di un pensiero non ancora pensato”. Ce ne parli?
L’atto del pensare è appannaggio di pochi. Quei pochi si spingono oltre i confini dell’umano e aprono nuovi mondi.
Quasi tutti i grandi personaggi che oggi celebriamo, al loro tempo erano considerati pazzi o addirittura delinquenti. Nessuno li capiva, proprio perché pensavano l’impensato.
Nella società attuale, chi è il “debole”?
Posso solo risponderti che amo coloro che della propria debolezza fanno una forza.
Lucilio scrittore: Il tuo libro piu’ sofferto e quello che ti ha dato piu’ soddisfazioni
Per me i libri non sono una sofferenza. Sono una gioia.
Mi ha dato molte soddisfazioni “E poi libri, e ancora libri”, scritto sulla scia di Federico Garcìa Lorca.
Cosa ti interessa mettere in luce nei tuoi scritti? Quali temi affronti?
Mi piace ragionare sull’incrocio inedito fra cristiani e anarchici. Vi trovo molti punti in comune. E poi ci sono le riflessioni sul tema del lavoro, contro il lavorismo, che vado facendo insieme all’amico Alessandro Pertosa.
Cosa rappresenta la cultura per te? Come parlare dei grandi scrittori nelle scuole? Come affascinare i ragazzini di oggi con i “maestri” del passato?
La cultura, bagnata d’amore, è conoscere chi ci ha preceduti e poi perdersi lo stesso, dolcemente.
I ricordi più belli sono le persone che mi hanno regalato il loro sapere e la loro amicizia. Sono tanti e non posso elencarli. A ben pensarci, da loro sono venuti anche i riconoscimenti più graditi.
Poeti, pensatori, artisti, scrittori: quali i tuoi “maestri”? I tuoi riferimenti?
Ce ne sono talmente tanti… uomini e donne, vivi e morti, eremiti e mondani, persino animali!
Se dovessi spiegare in poche righe il tuo pensiero filosofico ad un ragazzino, cosa gli diresti?
La vita è contraddittoria, in continuo divenire. Impossibile afferrarla. La si può solo sfiorare con un pensiero poetante.
Interessi, progetti, visioni per il futuro.
Mi interessa tutto. Non progetto nulla. Il futuro sta nei “tacitae per amica silentia lunae”, cioè nei complici silenzi della tacita luna (ancora Virgilio!)
Poniti la domanda a cui avresti voluto rispondere …. e poi risponditi.
Se mi chiedessi un timone, una scia da seguire nella vita, risponderei, con Agostino: Ama e fa’ ciò che ti piace.