Prima della celebrazione, il parroco don Alfonso Rosati, ha ricordato la storia dei parroci che dal ’43 in poi si sono susseguiti anche se la parrocchia ufficialmente, è stata consacrata il 20 marzo 1960.
“Prima di Don Remo, per un anno e mezzo c’è stato don Nicola Spina- ha rammentato don Alfonso-che ha traghettato la parrocchia in quel momento, anche se ricopriva l’incarico da reggente.
Dopo è subentrato Don Remo, che ha guidato la parrocchia per 44 anni e che ricordiamo oggi, ad un anno dalla morte.
Don Remo è stato per tutta la cittadina di Monteprandone, Centobuchi in particolare, una persona che ha lavorato per il territorio, si è dato molto da fare anche per altre attività, forse anche perchè i tempi lo permettevano.
Nel presentare questo quarto, segno di avvento, proviamo un attimo a guardarci, proviamo a fare memoria.
Memoria non è solo un ricordare, ma un attualizzare; penso che nonostante tutte le tecnologie che abbiamo oggi , i tempi moderni non si sostituiranno mai l’emozione di un ricordo.
Don Remo, ha fatto la sua storia.
In questi quarantaquattro anni, di storia ce ne è stata. Tanti sono stati battezzati, comunicati, cresimati, sposati ed ora compagni di viaggio nel regno dei cieli. Questo ci dovrebbe essere di aiuto e di stimolo a costruire la nostra storia, prendere il suo insegnamento ed andare avanti.
Oggi viviamo in una società che tenta di distruggere l’essere umano, c’è crisi di vita, di famiglia: prendiamo in riferimento gli aborti, i divorzi e adesso l’eutanasia.
Posso concludere dicendo che Don Remo fino all’ultimo ha avuto, nonostante la sua età, uno spirito giovane e battagliero.
Ricordo infatti l’ultima volta che lo vidi in rianimazione; doveva essere ricoverato in geriatria e lui non volle perchè diceva che era un reparto di vecchi. Lui era così ed anche se sapeva di avere un’età voleva sentirsi sempre giovane.” (Paola Travaglini)