Patrizia Caiffa

Una nuova campagna per invertire il trend in aumento delle disuguaglianze nel mondo, con l’allargamento della forbice tra ricchi e poveri. Perché oggi l’1% possiede quanto il 99% della popolazione del mondo e 8 “super-Paperoni” detengono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone. L’idea è nata congiuntamente da Caritas italiana, Focsiv e Fondazione Missio ma tutti potranno aderire. La campagna sarà costruita dal basso con un metodo partecipativo, coinvolgendo in particolare i giovani. I destinatari sono le parrocchie, le associazioni locali, le scuole, le cooperative, gli imprenditori. Gli scopi principali sono due: sensibilizzare e informare le comunità e i territori sulle interconnessioni tra cibo, migrazioni, conflitti, ambiente e debito nell’ambito del grande tema delle disuguaglianze; raccontare e moltiplicare le buone pratiche che si oppongono a questo sistema sociale. Punto di partenza sono i tanti riferimenti contenuti nei messaggi e nelle encicliche di Papa Francesco. Il titolo della campagna potrebbe essere: “Chiudiamo la forbice. Dalle disuguaglianze al bene comune, una sola famiglia umana”. Un primo seminario preparatorio, con brainstorming e gruppi tematici per iniziare a far fruttare le idee, si è svolto questa mattina a Roma, nella sede di Caritas italiana.

 

Disuguaglianze in aumento ovunque. Secondo l’ultimo rapporto sulle disuguaglianze nel mondo reso noto la settimana scorsa – The world inequality report 2018, redatto dai più noti economisti – il trend peggiorativo è in crescita ovunque.

Il 10% dei redditi nazionali in Medio Oriente, nell’Africa sub-sahariana, in India, Brasile, ma anche negli Usa, in Cina, Russia a Canada, è sempre più concentrato nelle mani di pochi ricchi.

La forbice tra ricchi e poveri è infatti elevatissima negli Usa, dove l’1% della popolazione raccoglie il 20% del reddito nazionale.

In Europa l’aumento delle disuguaglianze è più lieve, esiste piuttosto una stagnazione nelle classi medie, che vedono ridotti i redditi.

“Tutte le politiche di privatizzazione sostengono le disuguaglianze – spiega Andrea Stocchiero, della Focsiv -. La teoria neoliberale che riduce la presenza dello Stato è sempre più evidente a livello mondiale”. Gli scenari futuri da qui al 2050? Negli Usa vi sarà ancora un incremento del reddito a favore dell’1% della popolazione (e a sfavore del 50%) mentre in Europa lo scenario è più favorevole.

“Creare delle alternative nei territori, uscire dalle diocesi e allearsi con i movimenti popolari, difendere la Madre Terra”.

Conflitti, clima, debito. Le disuguaglianze possono riguardare tanti temi, ad esempio i conflitti, i cambiamenti climatici o il debito.  “Nei Paesi ancora in pace si cerca di allontanare i conflitti rafforzando la difesa e incrementando il commercio delle armi”, osserva Massimo Pallottino, di Caritas italiana. In Italia, ad esempio, la crisi delle miniere di carbone nel Sulcis Iglesiente ha portato a riconvertire le attività nella costruzione di armi ed esplosivi esportati nello Yemen. Con l’ipocrisia di finanziare, nello stesso Paese, le organizzazioni umanitarie che aiutano i rifugiati. Lo stesso Papa Francesco ricorda che “gli Stati che commerciano in armi spesso sono gli stessi che promuovono la pace”. Anche i cambiamenti del clima colpiscono in maniera diversa, e non solo nei Paesi poveri: secondo uno studio dell’Università di Roma Tre, citato da Pallottino, nel quartiere romano di Prima Porta quando il Tevere esonda a farne le spese sono i migranti più poveri che abitano nelle malsane abitazioni limitrofe. Sul complesso tema del debito, invece, basta solo dire che “i poveri pagano gli interessi che arricchiscono i ricchi, ma per far fronte al debito pubblico si tagliano servizi sanitari ed educativi, di cui usufruiscono le fasce più deboli”. “Dobbiamo trovare forme per uscire dal debito – esorta Pallottino -. Perché le crisi debitorie e della finanza non sono frutto del caso ma di precise decisioni politiche”.

Una campagna pluriennale. “Oggi l’economia e la finanza hanno preso il sopravvento sull’economia reale”, denuncia padre Giulio Albanese, della Fondazione Missio: “Una discrasia inaccettabile all’interno di una crisi sistemica”. Paolo Beccegato, di Caritas italiana, annuncia che la campagna sarà pluriennale: “Vogliamo creare consapevolezza, perché spesso le nostre comunità cercano capri espiatori ai quali attribuire responsabilità. È nostro compito pedagogico far capire, invece, le varie interdipendenze”. Dopo il lavoro di oggi sarà redatto un testo base e verrà chiesto alle varie realtà di aderire alla campagna. Lancio previsto: metà 2018.

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