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Società, partiamo dai bimbi poveri

Andrea Casavecchia

Riuscire ad eliminare la povertà dei bambini è una delle questioni principali per la nostra società. Le motivazioni sono molte: due le principali: i minori, che versano in stato di deprivazione, non hanno alcuna responsabilità della loro condizione, poi non riuscire a prendersi cura di questa importante fascia della popolazione significa alimentare il loro svantaggio rispetto agli altri coetanei. Infatti loro non potranno godere delle opportunità a cui gli altri bambini giustamente accedono: a partire dal crescere sani praticando uno sport, seguire costantemente il percorso degli studi, godere delle vacanze d’estate, delle gite in un museo o in un parco naturale. Così la povertà iniziale si moltiplica e le conseguenze si propagheranno nella vita adulta.
In Italia sono oltre 1 milione e 290mila i minori in stato di deprivazione. Per avere un’idea più precisa si tratta di un bambino su otto, il rapporto è triplicato nel giro di 10 anni. Questo indicatore ci dice quali sono le persone che hanno pagato il costo della crisi economica.
È fondamentale correre ai ripari. Come è stato ravvisato durante una conferenza: “Italia: poveri bambini”, svolta in Parlamento e promossa da Human foundation, Alleanza contro la povertà e l’Ordine degli assistenti sociali: purtroppo la misura del Rei (Reddito di inclusione sociale) non è sufficiente: il 41% di quei bambini infatti ne rimarrà escluso, perché i criteri sono ancora molto stringenti.
C’è però un’azione puntuale e mirata sul territorio che potrebbe invece essere efficace. Si tratta di costruire percorsi con le famiglie, quando è possibile, in modo da poter inserire tutto il nucleo in una rete di promozione umana e sociale. Andrebbero moltiplicate le esperienze che aiutano l’avvicinamento al mondo lavorativo delle persone svantaggiate come quelle che orientano all’alfabetizzazione economica. Come rilevano molti studi le famiglie povere sono anche quelle con meno capacità di gestione dei propri consumi.
Un altro ambito essenziale è l’educazione, in Italia sono ancora molti gli abbandoni scolastici precoci, intorno al 14%, si tratta di bambini che usciti dal circuito formativo avranno gravi problemi a inserirsi successivamente nel mondo lavorativo, e se hanno smesso di studiare per troppo tempo avranno difficoltà anche a tornare tra i banchi di scuola.
Non sembra quasi di essere in Italia quando si affrontano questi problemi, sarebbe bello con l’inizio dell’anno nuovo scegliere un primo passo da compiere tutti insieme: partiamo dai bambini poveri.

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