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La diplomazia pontificia: un servizio all’uomo e alla Chiesa

Nella Chiesa c’è davvero una grande moltitudine di carismi e ministeri, molto spesso sconosciuti agli stessi fedeli. È il caso ad esempio di quanti rappresentano il Papa nelle più svariate parti del mondo. Stiamo parlando dei nunzi, dei veri e propri ambasciatori in talare che, attraverso gli strumenti propri della diplomazia, contribuiscono alla diffusione del Vangelo. Per conoscere meglio questa realtà, abbiamo, intervistato Matteo Cantori, autore del volume La Diplomazia Pontificia: aspetti ecclesiastico-canonistici.

Cosa l’ha spinta a scrivere un libro su un argomento così particolare?

Era la primavera del 2013 e si parlava di una possibile pacificazione tra Israele e Palestina. Papa Francesco aveva ospitato i rispettivi leader nella Domus Santa Marta, al fine di offrire loro una possibilità di incontro, in un clima di dialogo disteso, oserei dire familiare. Di lì a breve i giornali ed i media parlarono di un grosso lavoro della diplomazia della Santa Sede, un lavoro “dietro le quinte”.
In quel lasso di tempo, indeciso su chi e cosa trattare nella mia tesi di laurea in Legge, mi venne l’idea; il docente-relatore accettò ed iniziò la ricerca affannosa dei materiali. Il mio Parroco dell’epoca, Don Roberto Pavan, mi suggerì di mettermi in contatto con l’allora Delegato Pontificio di Loreto, Monsignor Giovanni Tonucci. Fu un colloquio fruttuoso e realizzato in tempi rapidi. Entrambi constatammo che non vi erano testi aggiornati sull’argomento e la sfida di ricerche per la stesura si fece più avvincente.
A laurea conclusa, nel corso di un colloquio tra l’Arcivescovo e me, fu lui stesso a dirmi: <<Matteo, hai mai pensato di trasformare la tua tesi in un manuale di divulgazione?>>. Credendo si trattasse di uno scherzo, non diedi molto peso. Monsignor Tonucci insistette ed accettai, a patto che fosse lui a redigere la prefazione del volume. Questa digressione serva per spiegare in parte il perché mi trovi qui e perché, dopo la prima presentazione alla Radio Vaticana, Monsignor Tonucci ed io siamo stati in giro per l’Italia a parlare del libro, anzi, più semplicemente, del tema della diplomazia della Santa Sede.
La passione per il dialogo, fatto ad ogni costo ed anteposto a qualsiasi altro tema potremmo dire che è stata la “miccia” che si è accesa per la ricerca prima e per la pubblicazione poi. E quindi, un tema più unico che raro, un esempio di comunicazione che si differenzia dalla diplomazia classica, quella che siamo abituati a vedere o ad immaginare…

Si può dire che la diplomazia pontificia costituisca un unicum nel panorama delle religioni?

Ha detto bene. La diplomazia pontificia è un unicum nel panorama delle religioni. Ed aggiungo, soprattutto, nel panorama giuridico. Riflettiamo sul compito che la Chiesa si è data fin dalle origini: annunciare. L’annuncio della Parola, ma anche l’annuncio del messaggio di Chi è Vicario di Cristo in terra, del Vescovo di Roma. Il Papa, per suo specifico ministero, è vicino all’intera cristianità. La Chiesa cattolica non ha confini. Anche laddove ci siano anche solo due o tre riuniti nel Suo nome, lì c’è la Chiesa. Ed in quanto tale, Essa è organizzata. Ed esistono vari rappresentanti del Papa nel mondo e presso gli organismi sovranazionali (pensiamo all’ONU, all’Unione Europea, ecc.). Diremo che tra gli “ambasciatori” del Santo Padre, chi si trova al vertice di un’ipotetica piramide è il Nunzio Apostolico.
Il Nunzio annuncia il messaggio dell’Apostolo Pietro. Meglio: diremo che il rappresentante pontificio svolge una sorta di “manutenzione” su quel “ponte” che collega Roma alle varie periferie. Egli è in una duplice veste: presso i Governi degli Stati e presso le Chiese locali. Non a caso ho parlato di “rappresentante pontificio”: una figura che rappresenta il Papa nei luoghi più lontani; un ruolo missionario, nel senso più completo del termine. Difatti, si parla di “missioni diplomatiche”, con un Capo-missione, coadiuvato da uno staff, che ha sede in una struttura precipua, la Nunziatura Apostolica, l’ambasciata del Papa…

Può spiegare ai nostri lettori come si entra a far parte della Diplomazia Pontificia?

Un sacerdote con non più di trentacinque anni può entrare a far parte del servizio diplomatico della Santa Sede. Esiste una sorta di “scuola”, la Pontificia Accademia Ecclesiastica, in Piazza della Minerva a Roma. Lì, i futuri ambasciatori di Sua Santità apprendono in un biennio materie linguistiche, giuridiche, stile diplomatico… Si svolge una sorta di tirocinio presso la Segreteria di Stato e si sostiene un esame finale. Quindi, piano piano, si inizia a girare per il mondo, nelle varie nunziature. Il cursus honorum è articolato: non si arriva subito al titolo di “Nunzio Apostolico”; si fa un’esperienza formativa e “sul campo”. La pratica, in questo caso, è parte necessaria della teoria appresa a Roma ed è fondamentale.

Qual è la missione del Nunzio?

Vorrei sintetizzare quanto si riporta nel Codice di Diritto Canonico. Tre sono i compiti di un Nunzio Apostolico, di un rappresentante pontificio: amministrare, vigilare ed informare. Amministrare: svolgere un ruolo non tanto burocratico, ma anche e soprattutto di carattere eminentemente pastorale; il Nunzio visita ogni angolo della sua missione. O per lo meno, dovrebbe. Vigilare: la situazione generale in cui vive ed opera; deve essere un “fratello maggiore” per gli altri Vescovi del posto (non è un caso che il Nunzio sia elevato alla dignità episcopale). Informare: mantenere il legame con Roma, informando cosa succede e preparare, tra i vari compiti di minor rilievo che non trattiamo, la “terna di nomi” dei candidati all’episcopato.

I laici possono far parte del corpo diplomatico della Santa Sede?

Finora non vi è stato mai un Nunzio laico. La ragione è molto semplice: il Papa è Vescovo di Roma ed il suo rappresentante deve essere necessariamente un Vescovo; a maggior ragione, perché si relaziona con i Vescovi del luogo in cui viene inviato. I laici possono lavorare in una nunziatura nella veste di inservienti, camerieri, giardinieri, autisti. Sono sempre cittadini locali che vengono assunti e prestano il loro servizio per le mansioni appena richiamate. Assieme a costoro, in genere, vi è una piccola comunità di suore che segue il ménage della nunziatura nel disbrigo delle faccende domestiche e di altre attività pratiche.