I cristiani non hanno paura e non si lasciano intimorire dai fenomeni di violenza e terrorismo di cui spesso, purtroppo, sono le prime vittime in molte parti del mondo. Li affrontano “indossando l’armatura del Vangelo della pace e della giustizia per rispondere al male con il bene, all’odio e all’inimicizia con l’amore”. È questo il “senso” profondo del tema “Potente è la tua mano, Signore” (Esodo 15,6), scelto quest’anno per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che, come ogni anno, le Chiese, tra cui la diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, celebrano dal 18 al 25 gennaio.
A indicarlo sono i leader delle Chiese cristiane in Italia, in un messaggio comune rivolto per l’occasione a tutte le comunità presenti nel nostro Paese. A sottoscriverlo per la Chiesa cattolica, monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, per la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, il pastore Luca Maria Negro, e per la Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta, il metropolita Gennadios (Patriarcato ecumenico).
Il versetto dell’Esodo scelto quest’anno come tema della Settimana è il grande canto di lode a Dio innalzato da Mosè dopo il passaggio del mare e l’uscita dall’Egitto. Il canto celebra la vittoria di Dio sul potere del male e della schiavitù. I leader cristiani scrivono:
“Il potere del male, per quanto forte possa essere, non può resistere all’intervento del Dio della vita”.
Essere cristiani oggi. Significa credere alla “forza di un Dio che non si rassegna al male e all’ingiustizia, ma opera per liberare e salvare”. L’amore cristiano pertanto non “è un amalgama di sorrisi e di buone azioni”. Ma una forza di bene che agisce nel presente. “Siamo in un mondo difficile – scrivono i responsabili delle Chiese -, dove la violenza delle guerre, del terrorismo, della criminalità, la violenza e l’ingiustizia nei confronti dei poveri segnano la vita di tanti”.
“Non si può rimanere indifferenti, come se l’abisso del male non toccasse le nostre comunità”.
Da qui un invito e un appello: “Soprattutto nelle nostre Chiese dell’Europa occorre risvegliare la coscienza della forza del male e mettersi in ascolto del grido dei poveri e anche del grido di dolore della nostra madre terra, violentata e inquinata dagli interessi di pochi”. Il messaggio si conclude con il ricordo di Óscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador ucciso sull’altare per il suo amore per il Vangelo e i poveri e con “la continua testimonianza dei martiri il cui sangue è, perciò, seme di unità”.
Il 2017, un anno importante. La Settimana di preghiera apre un nuovo anno di ecumenismo che risentirà sicuramente dei passi in avanti compiuti nel 2017. È stato l’anno in cui per la prima volta le Chiese cristiane, anche nel nostro Paese, hanno celebrato insieme i 500 anni della Riforma di Lutero con i convegni prima a Trento e poi ad Assisi. È stato l’anno anche dei “corridoi umanitari”, iniziativa ecumenica promossa da Fcei, Tavola Valdese e Comunità di Sant’Egidio che ha fino ad oggi permesso a 1.000 profughi siriani di raggiungere l’Italia in tutta sicurezza. Esperienza esportata ora anche in Francia e Belgio. Tutte occasioni d’incontro, confronto e azione che hanno preparato il terreno perché anche nel nostro Paese prenda il via presto una
“Consulta ecumenica delle Chiese cristiane presenti in Italia”.
Per la sua realizzazione, membri di diverse Chiese si sono dati appuntamento il 12 febbraio. Si tratta di un organismo che da tempo si aspettava e si invocava da più parti. Di sicuro, non sarà una nuova struttura “giuridica”. Ma un punto stabile di incontro che nasce, spiega al Sir don Cristiano Bettega, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo, come “segno della volontà di continuare insieme il cammino intrapreso negli ultimi anni dalle Chiese, con l’intenzione di avere un organo di collegamento e consultazione il più veloce e agile possibile per poter intervenire come cristiani su temi di attualità o di emergenza e promuovere iniziative comuni; un organismo però che possa anche venire riconosciuto in via ufficiale da ciascuna delle parti in causa, da ciascuna Chiesa quindi”.