Mercoledì 7 febbraio, presso il teatro S. Filippo Neri di S. Benedetto del Tronto si è tenuto il III incontro formativo diocesano dal titolo “… Perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto”.
La serata, moderata dal giornalista Marco Sprecacè, si è aperta con l’introduzione del Vescovo Carlo Bresciani e la riflessione di Don Patrizio Spina su Esodo 22,20 a cui sono seguite alcune proposte concrete di realtà impegnate sul territorio: “Fianco a fianco: l’affido monoparentale”, “La donna dei profumi” e “Il gusto dell’accoglienza”. Domani pubblicheremo la cronaca dell’incontro.
Le parole del Vescovo Carlo Bresciani: “Il terzo incontro riprende il tema scelto per l’anno pastorale della nostra diocesi. Dobbiamo cercare di rivivere l’esperienza del popolo ebraico che si libera dalla schiavitù.
Quando si è fatta esperienza di una determinata realtà, dobbiamo fare memoria: da una parte ricordati che sei stato straniero e dall’altra ricordati ciò che Dio ha fatto per te. Ricordati quindi che in alcune situazioni c’e bisogno di aiuto.
Con questo incontri ci stiamo collocando in un contesto in cui interroghiamo la parola di Dio.
La fede, infatti, non è un dato acquisito ma è un cammino progressivo per l’ingresso nella Terra promessa”.
Il moderatore Marco Sprecacé ha poi ceduto la parola a Don Patrizio Spina, relatore della serata, che ha affermato: “Sono almeno tre i termini fondamentali della Bibbia ebraica per indicare lo “straniero“ o “forestiero“. Tre termini nei quali si può leggere qualcosa dell’esperienza sofferta e dinamica di Israele e del cammino della rivelazione nel cuore di questo popolo (suggeriscono perciò, in qualche modo, anche a noi una dinamica, un cammino): lo straniero lontano –zar-, lo straniero di passaggio –nokri-, lo straniero residente o integrato –gher o toshav-.
Detto questo, bisogna anche considerare che in un sistema economico imperniato sul possesso della terra, come in Israele, bastava una carestia, un’epidemia o una guerra per gettare sul lastrico interi nuclei familiari. I più vulnerabili, naturalmente, risultavano i piccoli proprietari, non sempre in grado di far fronte ai loro debiti e mantenere le loro proprietà; le alternative per sopravvivere erano la richiesta di prestiti e la cessione di pegni oppure l’emigrazione”.
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Ha preso poi la parola Suor Charo che, insieme alle sue sorelle, le suore Oblate, vogliono far sentire alle ragazze prostituite o tossicodipendenti l’abbraccio di Dio. Le suore Oblate hanno il carisma di accogliere e accompagnare la donna prostituita, impegnandosi a cambiare il contesto nel quale è nato questo disagio. Leggi l’intervista, clicca qui
Suor Charo: ” (Dal Vangelo secondo Luca 7, 36 – 39) Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!» Ecco, la donna è abituata al disprezzo di giorno e ad essere desiderata di notte. Sa di essere di fronte al Maestro ma fa parte della categoria messa a margine. In questa situazione difficile resiste, come altre donne della sacra scrittura. Il fariseo, senza problemi, si permette invece di giudicarla nel suo intimo.
Siamo abituati a vedere nelle nostre strade donne in vendita e per alcuni il problema è che offendano la vista dei minori.
Ci siamo mai domandati quanti uomini che hanno figli vanno con queste donne?
In Italia ci sono tra le 75.000 e 110.000 prostitute/schiave e i clienti sono dai 3 ai 9 milioni.
Ricordiamoci inoltre che non ci sarebbero le donne sulle strade se non ci fossero uomini disposti a pagare”.
Andrea Persiani ha invece presentato l’esperienza dello SPRAR, l’acronimo di Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati: “Dal 2007 svolgiamo un lavoro di accoglienza e integrazioni per i richiedenti asilo.
SPRAR è un organismo che dipende dal Ministero dell’Interno e che si occupa di dare accoglienza a chi richiede asilo politico in Italia. E’ importante precisare che questa è una ‘seconda accoglienza’: una volta arrivati, vengono accolti nei centri di prima accoglienza, dove si procede con l’identificazione e con un primo screening. Solo in un secondo momento vengono inseriti nei centri Sprar, tramite il Servizio Centrale di Roma (organismo del Ministero dell’Interno).
In questi anni abbiamo cercato di gestire due tipi di paure: la paura di tutte quelle persone accolte che vengono da percorsi migratori terrificanti e sono vittime di tortura e maltrattamento e la paura della comunità che ospita i ragazzi. Cerchiamo infatti di portare avanti un discorso di sensibilizzazione e di far gustare a tutti il vero significato dell’accoglienza”.
Al termine dell’intervento di Persiani ha preso la parola Vanessa Furnari di “Casa Lella”, una cooperativa sociale nata nel 2001 e da anni si occupa di prevenzione e cura del disagio giovanile e dei minori immigrati attraverso la messa in atto di diversi progetti.
Vanessa: “Lavoriamo nel territorio non solo con minori stranieri ma anche con richiedenti asilo politico. Ad oggi abbiamo circa 60 utenti.
In questo periodo stiamo sviluppando in particolare il progetto “fianco a fianco“, per l’affido familiare che nasce grazie alla collaborazione dei comuni di Grottammare e San Benedetto del Tronto.
Per il sostegno dell’affido familiare (a single e a coppie) e per la promozione dell’affido omoculturale. Il Progetto ha anche lo scopo di sostenere famiglie in difficoltà cercando di evitare l’allontanamento dei minori dalla famiglia d’origine.
Molto semplicemente proponiamo l’accoglienza dei ragazzi nelle famiglie del nostro territorio. Vengono infatti qui soli e hanno bisogno di aiuto. Abbiamo notato che quando si accoglie molti pregiudizi svaniscono e molti ragazzi hanno avuto l’occasione di integrarsi e di essere accettati nella loro diversità”.
A conclusione il Vescovo Bresciani ha ripreso il tema centrale dell’incontro affermando: “Ricordiamoci che siamo degli stranieri in cammino verso la Casa del Padre. Su questa terra siamo ospiti, è questo il messaggio cristiano.
L’azione più importante per un cristiano è fare memoria.
Il fare memoria cristiano ci introduce in una storia più profonda del ricordo. Ricordati ciò che è stato fatto per te da Dio. Dobbiamo fare discernimento, cercando di non ascoltare chi per interesse cerca il nemico.
I romani avevano scoperto questo meccanismo prima di noi: vuoi unire le tue truppe? Crea il nemico. Nella storia contemporanea i nemici sono a seconda del momento: l’ebreo, il nero, lo straniero, la prostituta, etc.
Questa sera abbiamo visto diversi modi di fare memoria. Il fare memoria cristiano è passare all’azione vivendo e continuando l’azione di Dio con noi”.