Con l’arrivo, ad aprile, della stagione dei monsoni sono a rischio la salute e la sicurezza di 60mila bambini Rohingya che vivono in campi e in insediamenti sovraffollati a Cox’s Bazar, in Bangladesh. Lo denuncia l’Unicef in un comunicato, ricordando che “al 7 gennaio 2018 sono stati riportati 5.511 casi di sospetta difterite, con 38 morti; circa il 75% di tutti i casi si sono verificati fra bambini con meno di 15 anni”. Il morbillo, inoltre, “è ancora presente, con 79 casi riportati nella prima settimana di febbraio e, dall’inizio del 2018 sono 601 i casi di sospetto morbillo”. “Motivo di forte preoccupazione è l’impatto sulle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie – afferma l’Unicef -. A causa di inondazioni o frane nelle colline e nelle valli di Cox’s Bazar, oltre 3.000 latrine e circa 4.000 punti d’erogazione d’acqua potrebbero essere colpiti. Nelle valli, le latrine e i punti d’erogazione d’acqua sono a rischio di inondazione. I pozzi tubulari e le latrine rischiano la contaminazione”. Sarà pertanto necessario trattare immediatamente le acque e clorurarle. “Questo rischio idrico e igienico-sanitario ha un impatto diretto sulla salute dei bambini – si legge nel comunicato -, visto che possono facilmente contrarre malattie legate all’acqua, come la diarrea acquosa acuta e il colera”. In questo contesto, afferma l’Unicef, il tempo è poco e il lavoro è molto. Quella che è già una situazione umanitaria urgente rischia di diventare una catastrofe. Per proteggere i bambini, l’Unicef sta formando dei team medici mobili nel caso in cui le infrastrutture venissero danneggiate o anche per raggiungere persone isolate. Sta predisponendo, inoltre, alcuni centri per la cura della diarrea e sta vaccinando i bambini per ridurre il rischio di epidemie di colera, morbillo, rosolia e difterite.