“Operare all’interno della Chiesa, in obbedienza e secondo le indicazioni, è necessario a salvare chi è vittima dell’azione straordinaria del diavolo, così come è necessario per rendere la lotta degli esorcisti più efficace”. A fare il punto sull’imprescindibilità della comunione tra Chiesa e ministro che si occupa dell’esorcistato è fra Benigno, direttore del Centro regionale “Giovanni Paolo II” che dal 2004 è incaricato dalla Conferenza episcopale siciliana di organizzare e coordinare incontri di formazione con gli esorcisti attualmente incaricati nelle singole diocesi. Il frate insiste sulla “necessità della formazione dei sacerdoti, già a partire dagli anni del seminario”, e poi dell’aggiornamento, del confronto e di un periodo di apprendistato. “Da autodidatti si va incontro ad errori, magari commessi in buona fede, ma pur sempre errori. Basterebbe ad una persona sapere, aver sentito dire, per guarire un malato? Riuscirebbe – aggiunge l’esorcista siciliano – senza avere studiato? Serve la conoscenza della teologia, ma anche una conoscenza specifica intanto delle norme della Chiesa e di come la Chiesa dice che debbano essere compiuti gli esorcismi. Ma ancora non basta – spiega fra Benigno -, perché occorre un aggiornamento e una formazione permanente. Infine, per compiere bene un esorcismo, serve un tempo di tirocinio. Non servirebbe stare accanto ad un altro medico di esperienza per capire come applicare quanto studiato? Forse che non è richiesto anche agli avvocati, dopo la laurea, un periodo di apprendistato? Non possiamo immaginare che sia diverso per gli esorcisti”.