“Nessuna parola renderà giustizia ai bambini uccisi, alle loro madri, ai loro padri e ai loro cari”. È quanto dichiara Geert Cappelaere, direttore regionale dell’Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, in una nota diffusa dopo le notizie di uccisioni di massa tra i bambini nella zona orientale di Ghouta e Damasco. Si parla di circa 250 civili, di cui 57 bambini o adolescenti, uccisi a partire da domenica. Per l’Unicef, non ci sono più le parole per descrivere la sofferenza dei bambini e la nostra indignazione. Coloro che stanno infliggendo queste sofferenze hanno ancora parole per giustificare i loro atti barbarici?
“La situazione umanitaria dei civili nel Ghouta orientale è sempre più fuori controllo. la profonda escalation” del conflitto, lunedì, ha causato la morte di altri 40 civili e il ferimento di oltre 150 persone nell’enclave occupata. Oltre a ciò, ha evidenziato Moumtzis, “la mancanza di accesso alle aree assediate ha portato a gravi carenze alimentari e un forte aumento dei prezzi dei generi alimentari; i tassi di malnutrizione hanno raggiunto un livello senza precedenti e il numero di persone bisognose di trasferimento per motivi medici continua a salire”. La richiesta ancora inascoltata, ha ribadito Moumtzis, è di poter accedere “in modo incondizionato, senza ostacoli e duraturo ai quasi 3 milioni di persone nei luoghi assediati e difficili da raggiungere in tutta la Siria, incluso il Ghouta orientale” e il rispetto rigoroso degli obblighi di protezione dei civili da parte delle forze in conflitto. I dati Onu parlano di centinaia di civili, tra cui molte donne e bambini, uccisi o feriti da novembre, di scuole e ospedali colpiti o distrutti, e di una “precaria situazione umanitaria” per i 393mila abitanti del Ghouta Orientale, molti dei quali sono profughi interni.
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