DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto
«Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?»: Paolo definisce così Dio nella sua lettera ai Romani, un Dio per noi!
Il Dio del Vangelo non cammina soltanto accanto all’uomo, non solo lo assiste, lo sostiene più o meno occasionalmente, ma è un Dio di una totale affezione e dedizione all’uomo, una affezione e una dedizione volute e intenzionali.
Cos’è, allora, l’accusa, la condanna di chi ci è contro rispetto all’amore di questo Padre «che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi…?».
Il proprio Figlio…è nell’intimità esistente tra Dio Padre e Gesù, suo Figlio, che prende concretezza il mistero dell’amore di Dio per noi. Nel Figlio, il Padre mostra di amare noi più di se stesso, è pronto a morire purché noi, ciascuno di noi possa vivere.
Dio dona la dimostrazione concreta di amore per l’uomo, una dimostrazione non richiesta da nessuno. Dio ci ha scelti, Dio ci ha eletti e, attraverso Cristo, interviene continuamente come garante e intercessore di quanti credono in lui e vivono di lui.
E’ solo la certezza di questo amore, di questa fedeltà del Padre verso l’uomo, che permette ad Abramo di rispondere a Dio.
«Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò». La prima volta che Abramo fu invitato a partire sacrificò il suo passato per cominciare una nuova vita. Ora è chiamato a partire per sacrificare il proprio avvenire, il proprio figlio, frutto della promessa che proprio questo Dio gli aveva fatto.
Abramo si fida, si affida e sperimenta l’amore, la fedeltà, la serietà delle promesse di vita di Dio.
E Dio, di fronte a questo uomo, si impegna con un vero e proprio giuramento: «Giuro per me stesso…io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza».
E’ un continuo rincorrersi di amore la relazione tra Dio e l’uomo: un amore, una stima, una fiducia da parte di entrambi che può generare solo vita!
Se Abramo non ha esitato a risparmiare suo figlio, così Dio è andato fino in fondo non risparmiando se stesso per amore dell’uomo.
Ma non si tratta di una morte fine a se stessa. E il brano del Vangelo ce lo conferma: «In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime».
La Trasfigurazione ci dice che la passione non è l’esito della storia ma lo è la resurrezione.
Una trasfigurazione, una metamorfosi progressiva che passa, sì, attraverso momenti dolorosi come il territorio di Moria o il Golgota, ma che ci dà la possibilità di far emergere tutta la luce e la bellezza che sono già dentro di noi, riconoscendo tutta la luce e la bellezza del Dio di Gesù Cristo.
«Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!»: nella quotidianità di tutti i giorni, apriamo il cuore alla Parola di vita che è Cristo, e potremo toccare con mano l’amore grande di un Dio che si è dato tutto solo per amore!