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Nuove regole per i prodotti biologici: più controlli e informazione

Andrea Zaghi

Buoni (forse) più degli altri. Almeno per il fatto che la loro produzione dovrebbe essere più compatibile con l’ambiente. Per questo, però, più costosi, visto che le tecniche con cui sono prodotti sono indubbiamente più onerose e meno produttive. I prodotti alimentari biologici sono tutto questo, oltre che un tesoro dal punto di vista economico. Tanto da essere spesso imitati e artefatti. Ecco perché sono importanti le nuove regole di produzione e controllo che il Governo ha approvato qualche giorno fa.

In ballo ci sono la nostra salute oltre che un mercato che adesso vale al consumo oltre 2,5 miliardi di euro.

A calcolarlo è stata la Coldiretti che, con ragione, ha affermato anche un’altra cosa: le nuove regole da seguire premiano e tutelano il primato italiano del settore. Che è cosa notevole. Il nostro Paese è primo in Europa in quanto a numero di imprese che coltivano con tecniche biologiche con 72.154 operatori e poco meno che un milione e 800mila ettari. Ma non basta, perché il mercato delle produzioni biologiche è ormai importante, visto che sei italiani su dieci nel 2017 hanno acquistato – dice una nota dei coltivatori diretti – “almeno qualche volta prodotti biologici”. Tra le coltivazioni più diffuse che usufruiscono delle tecniche biologiche ci sono gli ortaggi (+48,9% in un anno), poi i cereali (+32,6%), la vite (+23,8%) e olivo (+23,7%). In prima fila per quanto riguarda la collocazione delle produzioni ci sono invece la Sicilia (con 363.639 ettari), la Puglia (255.831 ettari), e la Calabria (204.428 ettari). Che poi gli alimenti biologici siano una delle frontiere dell’agroalimentare, lo testimonia anche la grande attenzione loro riservata da parte della grandi distribuzione organizzata. Le nuove regole messe a punto dal Governo riguardano quindi un comparto fra i più importanti ed in espansione dell’agricoltura nazionale. E quindi uno dei più ambiti e da tenere sotto controllo.

Ma che cosa è stato deciso? Di fatto una stretta per quanto riguarda il controllo del prodotto e il livello di informazione su di esso. Tutto, poi, è stato deciso con un decreto legislativo, a significare l’urgenza del tema.

Quattro gli obiettivi: garantire una maggiore tutela del consumatore, assicurare una maggiore tutela del commercio e della concorrenza, semplificare e unificare in un solo testo di legge la materia dei controlli sulla produzione agricola biologica, rendere il sistema dei controlli più efficace anche sotto il profilo della repressione.

Obiettivo politico più generale, quello di rendere “più forte e trasparente il biologico italiano compiendo un ulteriore salto di qualità sul fronte dei controlli, per garantire maggiore sicurezza ai consumatori e tutelare i produttori onesti in un comparto cruciale del nostro agroalimentare”.
Ed era in effetti quello che occorreva fare, visto che le regole precedenti erano del 1995 e che soprattutto lasciavano ampio spazio “discrezionale”. Basta pensare al conflitto di interessi controllore-controllato dovuto, prima, alle molte possibilità di commistione fra chi produce e chi deve verificare la correttezza della produzione. Adesso, per esempio, gli organismi di controllo non possono svolgere, nel settore dell’agricoltura biologica, attività diversa dall’attività di controllo; mentre un ispettore non può svolgere l’attività di controllo presso lo stesso operatore per più di tre visite consecutive. Il decreto ha anche istituito una “banca dati pubblica di tutte le transazioni commerciali del settore biologico”, questo per rendere più trasparenti le transazioni e più tempestiva l’azione antifrode e maggiore la tutela dei consumatori.
Insomma, “mangiare biologico” da qui in avanti sarà più sicuro.

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