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Verso le elezioni del 4 marzo. Le indicazioni utili per il voto

Stefano De Martis

Ormai ci siamo. L’apertura dei seggi è fissata dalle 7 alle 23 di domenica 4 marzo. In Italia sono chiamati alle urne 46.604.925 elettori, di cui 24.174.723 femmine e 22.430.202 maschi. E’ questo il numero degli aventi diritto al voto per l’elezione della Camera dei deputati, a cui vanno aggiunti 4.177.725 elettori (al netto delle liste consolari aggiunte) che voteranno all’estero. Il totale quindi supera i 50 milioni. Per il Senato, secondo la Costituzione, possono votare soltanto i cittadini dai 25 anni in su: sono 42.871.428 più 3.791.774 all’estero. La differenza è di oltre quattro milioni. Questo è uno dei motivi per cui spesso è accaduto che gli equilibri in ciascuno dei rami del Parlamento fossero diversi e che fosse quindi difficile costruire maggioranze omogenee tra Camera e Senato. In questa tornata, poi, si guarda con particolare attenzione ai nuovi “ragazzi del ’99”, a coloro, cioè, che essendo nati nell’ultimo anno del XX secolo, si trovano per la prima volta nelle condizioni di votare, essendo diventati maggiorenni. Sono poco meno di 600 mila.

Nelle elezioni del 2013 l’affluenza è stata pari al 75,20% degli aventi diritto, in netto calo rispetto alle politiche del 2008 (80,51%) e ancor di più rispetto al 2006, quando la partecipazione si attestò a quota 83,62%, superando anche il livello delle politiche del 2001 (81,38%).

Il termine di confronto cronologicamente più ravvicinato è rappresentato dal referendum costituzionale del dicembre 2016 che ha fatto registrare un’affluenza del 65,48%. Si tratta però di consultazioni profondamente diverse e allora quel risultato fu per lo più commentato in termini di sostanziale tenuta della partecipazione.

In questa tornata debutta anche un nuovo sistema elettorale,ribattezzato dalle cronache politiche “Rosatellum”. Si tratta di un sistema misto – e in questo non è una novità per gli elettori italiani – in base al quale circa un terzo dei seggi viene assegnato in collegi uninominali maggioritari (viene eletto il candidato che ottiene più voti degli altri in quel collegio), mentre circa i due terzi, e quindi la grande maggioranza dei seggi di cui è composto il Parlamento, sono attribuiti attraverso il riparto proporzionale tra le liste dei partiti.

L’operazione materiale del voto è molto più semplice di quanto possa apparire. All’elettore vengono consegnate due schede (tre in Lazio e in Lombardia, dove si vota anche per le regionali con il sistema già collaudato): gialla per il Senato e rosa per la Camera. Ovviamente gli under 25 riceveranno soltanto la scheda rosa.

Il modello della scheda è uguale ovunque,

ma a seconda dei collegi ci saranno più o meno simboli in quanto non tutti i partiti sono presenti su tutto il territorio nazionale. Sul sito del ministero dell’Interno risultano ammesse oltre quaranta liste, alcune già rappresentate in Parlamento e altre che hanno raccolto le firme necessarie per presentarsi.

Sulla scheda compaiono i nomi dei candidati nei collegi uninominali e per ognuno di essi i simboli del partito collegato (o dei partiti collegati nel caso di coalizioni). Accanto al simbolo del partito c’è una brevissima lista di nomi: sono quelli che concorrono all’elezione con il metodo proporzionale.

L’elettore può segnare il simbolo del partito o il nome del candidato uninominale. Può segnarli anche entrambi: il voto è valido ma la doppia operazione è praticamente inutile. Se l’elettore segna solo il simbolo del partito, infatti, il voto vale anche per il candidato uninominale collegato a quel partito. Se segna solo il candidato uninominale, il voto vale anche per il partito collegato. Se ci sono più partiti collegati (coalizione), il voto viene distribuito in modo proporzionale tra questi partiti in base ai voti ottenuti da ciascuno di essi in quel collegio.

Non c’è voto di preferenza: i candidati delle piccole liste accanto ai simboli dei partiti vengono eletti nell’ordine in cui sono scritti. Non è possibile votare un candidato uninominale e allo stesso tempo segnare il simbolo di un partito che ne appoggia un altro. Lo scrutinio delle schede inizierà subito dopo la chiusura dei seggi, cominciando dai voti per il Senato.