Come il padre nei confronti di un figlio adolescente, Gesù dunque con un “gesto di fiducia avvicina al perdono e cambia il cuore”. Così ha fatto, ricorda il Pontefice, chiamando Zaccheo o Matteo, e così fa nella nostra vita, ci fa vedere “come fare un passo avanti nel cammino della conversione”: “Ringraziamo il Signore per la sua bontà. Lui non vuole bastonarci e condannarci. Ha dato la sua vita per noi e questa è la sua bontà. E sempre cerca il modo di arrivare al cuore. E quando noi sacerdoti, nel posto del Signore, dobbiamo sentire le conversioni, anche noi dobbiamo avere questo atteggiamento di bontà, come dice il Signore: ‘Venite discutiamo, non c’è problema, il perdono c’è’, e non la minaccia, dall’inizio”.
Il Papa racconta a questo proposito l’esperienza di un cardinale confessore che proprio davanti al peccato che intuisce essere “grosso”, non si sofferma troppo e va avanti, continua il dialogo: “E questo apre il cuore”, sottolinea Francesco, “e l’altra persona si sente in pace”. Così fa il Signore con noi , dice: “Venite, discutiamo, parliamo. Prendi la ricevuta del perdono, il perdono c’è”: “A me aiuta vedere questo atteggiamento del Signore: il papà col figlio che si crede grande, che si crede cresciuto e ancora è a metà strada. E il Signore sa che tutti noi siamo a metà strada e tante volte abbiamo bisogno di questo, di sentire questa parola: ‘Ma vieni, non spaventarti, vieni. Il perdono c’è’. E questo ci incoraggia. Andare dal Signore col cuore aperto: è il padre che ci aspetta”.