Alcune informazioni sul libro “Le perle dell’Adriatico. Le donne nella storia di Grottammare” di Tiziana Capocasa
Perle che ancora brillano: Camilla, Lavinia, Caterina, Rosina ed Armida.
Dalla grafica accattivante che porta la firma di Monica Pomili, il libro racconta la vita di cinque donne, prese come simbolo dell’emancipazione femminile: Camilla la stratega, Lavinia la mistica, Caterina la manager, Rosina la filantropa ed Armida l’agronoma/ paesaggista. “Donne che brillano, proprio come fossero perle- scrive l’autrice nella prefazione- per la capacità che hanno avuto di distinguersi nel bene per il prossimo e per la città. Donne moderne che hanno saputo dare un’impronta decisiva al loro tempo, lasciando segno tangibile della loro intelligenza e capacità”. Se è vero che la storia locale parla al maschile, un posto di riguardo meritano dunque Camilla Peretti, sorella del più celebre papa Sisto V e sua stretta consigliera, molto religiosa e magnifica mecenate conobbe il pittore Caravaggio mentre il poeta Torquato Tasso le dedicò dei versi. La beata Lavinia Sernardi, la mistica grottammarese del Seicento alla quale le vennero attribuiti poteri sovrannaturali, per poco non è finita nel calendario dei santi. Su richiesta della comunità di Grottammare venne avviato, subito dopo la sua morte avvenuta nel 1623, il processo canonico portato avanti dal cardinale Azzolino, forte di ben 79 testimonianze, poi inspiegabilmente interrotto. Per arrivare nell’Ottocento alla figura femminile estremamente moderna della marchesa Caterina Laureati che suonò il pianoforte a quattro mani con il famoso pianista e compositore ungherese Franz Liszt nel suo palazzo. Rimasta vedova molto giovane, assunse le redini del patrimonio di famiglia e a cavallo controllava le ampie proprietà concedendo incentivi a tutti i coloni, manager “ante litteram”. Il libricino rievoca anche la figura di Rosina Citeroni, una vita spesa per l’apostolato. Grande benefattrice, filantropa appartenente ad una delle famiglie più facoltose di Grottammare, lasciò tutto alla chiesa e alla comunità di Grottammare (stabile del Cinema parrocchiale e del Centro pastorale) fu dirigente nazionale dell’Azione cattolica e socia fondatrice Università Cattolica di Roma. Infine Armida Sgariglia, ultima discendente della nota casata ascolana, artefice della valorizzazione e rilancio di Villa Sgariglia con i suoi meravigliosi giardini all’italiana, luogo che dà lustro a Grottammare. Oltre alle protagoniste della storia di Grottammare, donne che rappresentano la punta di diamante del loro tempo, dal Rinascimento ai nostri giorni, espressione del ceto più elevato con mezzi a disposizione per elevarsi, nel racconto trovano spazio anche volti senza nome che hanno lottato contro lo sfruttamento. Si tratta delle 200 operaie della filanda a vapore che nell’estate del 1905 diedero vita ad uno dei primi scioperi nelle Marche per la riduzione orario di lavoro, aumento di salario e condizioni più dignitose all’interno della fabbrica, istituita dal conte Fenili poi passata in mano al conte Langosto di Milano. L’Amministrazione farà omaggio del libro a quanti interverranno alla presentazione al Teatro dell’Arancio.