In questi giorni di incertezza politica, sento la necessità di fare chiarezza nel mio pensiero per cercare di comprendere ciò che è accaduto in seguito alle elezioni politiche del 4 marzo. Vincono i partiti populisti-antisistema. Insieme rappresentano più del 50% dei votanti. Polverizzati i progressisti, fortemente ridimensionati i moderati. L’Italia è spaccata in due, il nord a trazione leghista e il sud contraddistinto dai forti connotati pentastellati.
Attualmente nessuna coalizione e nessun partito politico possiede i numeri per governare, tutti sono ben lontani dal raggiungimento maggioranza assoluta dei seggi, in entrambi i rami del parlamento.
L’Art. 92 della Costituzione afferma: Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.
Tuttavia, siamo ancora ben lontani dall’applicazione dell’Articolo costituzionale sopracitato. Molto probabilmente, se non ci sarà un accordo tra le forze politiche interessate, entro l’anno si tornerà a votare nuovamente. Nonostante l’appello del Presidente Sergio Mattarella, ad un forte “senso responsabilità” per il bene dell’intero Paese, gli scenari ipotizzati in questi giorni non riescono a trovare una reale riscontro nella realtà dei fatti. Il Paese è spaccato in due, caratterizzato da una coalizione dominante al nord che non permetterebbe di lasciar governare un partito che guida il sud, e viceversa. Ipotizzare un governo insieme tra il centrodestra e il Movimento Cinque Stelle sarebbe difficile immaginarlo, per incompatibilità politica e culturale. Il Partito Democratico, dopo la disfatta elettorale, potrebbe pensare di fare la stampella a qualsiasi governo guidato da altri, ma sarebbe la via più veloce verso un declino impietoso.
Ci troviamo dinnanzi un Paese spaccato, ma allo stesso tempo unito dalla protesta nei confronti dell’attuale classe dirigente che non riesce ad essere credibile per milioni di elettori. Dove stiamo andando? Perché abbiamo smesso di costruire la Politica?
L’azione politica dovrebbe scaturire dai bisogni più autentici e vitali dell’essere umano. La politica dovrebbe basarsi su ragioni etiche e spirituali, ma anche su istanze mosse da un impegno politico animato da una sincera passione ideale e da un profondo elemento di piacere e speranza assieme, da un motivo di ricerca del bene comune capace di costruire nel presente per arrivare lontano.
17. Ma ogni uomo è membro della società: appartiene all’umanità intera. Non è soltanto questo o quell’uomo, ma tutti gli uomini sono chiamati a tale sviluppo plenario. Le civiltà nascono, crescono e muoiono. Ma come le ondate dell’alta marea penetrano ciascuna un po’ più a fondo nell’arenile, così l’umanità avanza sul cammino della storia. Eredi delle generazioni passate e beneficiari del lavoro dei nostri contemporanei, noi abbiamo degli obblighi verso tutti, e non possiamo disinteressarci di coloro che verranno dopo di noi ad ingrandire la cerchia della famiglia umana. La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere.
Anche l’etica condizionata dalla politica e dalla cultura in cui viviamo. Proprio nel punto 17 della Lettera Enciclica Populorum Progressio, Papa Paolo VI ci ricorda che abbiamo degli obblighi verso tutti, soprattutto per coloro che verranno dopo di noi, solo attraverso ideali forti e di un sentimento di prossimità verso gli altri potremo rilanciare la politica. La questione sociale è questione morale e la politica dovrebbe essere soprattutto un mezzo di aggregazione e di partecipazione sociale, uno strumento concreto, diretto e corale per concorrere e intervenire sui processi decisionali che interessano l’intera collettività; è una modalità di socializzazione tra gli individui, la più elevata e raffinata forma di socialità umana. Modalità relazionale che dovrebbero esser riproposte dagli stessi leader e uomini di Stato, proprio come afferma il punto 84 dell’Enciclica del Beato Giovanni Battista Montini:
84. Uomini di Stato, su voi incombe l’obbligo di mobilitare le vostre comunità ai fini di una solidarietà mondiale più efficace, e anzitutto di far loro accettare i necessari prelevamenti sul loro lusso e i loro sprechi per promuovere lo sviluppo e salvare la pace. Delegati presso le organizzazioni internazionali, da voi dipende che il pericoloso e sterile fronteggiarsi delle forze ceda il posto alla collaborazione amichevole, pacifica e disinteressata per uno sviluppo solidale dell’umanità: una umanità nella quale sia dato a tutti gli uomini di raggiungere la loro piena fioritura.
Abbiamo bisogno di una classe politica formata e all’altezza del ruolo a cui sono chiamati a ricoprire. C’è bisogno di donne e uomini appassionati e competenti.
Quando si crede fortemente in un ideale, si combatte per difenderlo, senza mai scoraggiarsi dei fallimenti, sarà valsa la pena lottare.