Antje Jackelén, arcivescovo della Chiesa di Svezia, il cardinale Anders Arborelius, l’arcivescovo ortodosso siriano Dioscoros Benyamin Atas, Lasse Svensson, dirigente della Chiesa ecumenica, e Karin Wiborn, segretario generale, che hanno sottoscritto l’intervento, apprezzano i “controlli di qualità da parte dell’Ispettorato scolastico”, purché siano segnati da “competenza e imparzialità. Le mancanze dovrebbero essere affrontate con richieste di miglioramento, non proibendo un intero modello scolastico”. “I valori fondamentali che tutte le scuole in base al curriculum sono tenute a trasmettere sono la sacralità della vita umana, la libertà individuale e l’integrità, l’uguaglianza, la parità tra donne e uomini, la solidarietà con i più deboli e vulnerabili”, valori “non negoziabili”, basati su convinzioni e quindi in un certo senso “confessionali”. Inoltre “una società democratica e pluralista dev’essere organizzata nel rispetto della libertà di opinione e di religione dei cittadini, compresa l’istruzione e la formazione”, si legge nell’intervento del Consiglio delle Chiese che fa riferimento alla giurisprudenza internazionale. “I capitoli più oscuri della storia europea hanno reso chiaro questo a tutti noi”.
È quindi “ingenuo” pensare che “un orientamento laico sia una garanzia e gli elementi confessionali siano indistintamente oggetto di sospetto”. “Ricacciare la religione al privato e pensare uno spazio pubblico libero dalla religione porta a una sorta di cecità collettiva”. Le Chiese invitano quindi a “un dibattito aperto” basato sulla “conoscenza e non sulle opinioni”, pena il rischio di “gettare il bambino con l’acqua sporca” e che “la società perda più di quanto ottiene”.