“Quasi 10.000 bambini rifugiati siriani sono non accompagnati o separati, e molti di loro sono vulnerabili allo sfruttamento, compreso il lavoro minorile, a causa della mancanza di documentazione legale”. È quanto denuncia oggi l’Unicef, nel settimo anniversario dall’inizio del conflitto in Siria, diffondendo una serie di dati sull’impatto che ha avuto sulla popolazione locale e nei Paesi limitrofi. Secondo il Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite, in Siria 961 bambini sono stati reclutati in combattimento. E, nel 2017, è stato reclutato per combattere un numero di bambini tre volte maggiore rispetto al 2015. Per via della crisi siriana, quasi il 12% dei bambini sotto i 5 anni di età nella zona orientale di Ghouta soffre di malnutrizione acuta, il tasso più alto mai registrato dall’inizio del conflitto. Secondo l’Unicef, ammontano a 1,287 milioni i dollari necessari per il 2018 per far fronte alle esigenze legate alle conseguenze del conflitto: “335,3 milioni per la Siria e 951,8 milioni per i rifugiati nei Paesi limitrofi. Il 58% – denuncia il Fondo – risultano mancanti”. In Siria, i principali interventi riguardano le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie, la protezione dei minori, l’istruzione, i vaccini e la lotta alla malnutrizione. Anche in Giordania, Iraq, Libano, Turchia ed Egitto, nel corso del 2017, l’Unicef è intervenuto per l’assistenza all’istruzione complessivamente per oltre 1 milione di bambini. E anche in questi Paesi sono stati distribuiti kit di aiuto, sono state eseguite campagne di vaccinazione, si sono realizzati diagnosi e monitoraggi della malnutrizione e sono stati seguiti bambini e donne per la crescita e la corretta nutrizione interessando, in tutte queste azioni, centinaia di migliaia di rifugiati e abitanti locali.

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