“L’Unicef accoglie con favore la notizia del rilascio delle ragazze rapite il 19 febbraio 2018 in una scuola a Dapchi, nello stato di Yobe, nordest della Nigeria, che si sono ricongiunte alle loro famiglie. Secondo notizie non confermate, sarebbero ritornate più di 100 ragazze. Siamo lieti di constatare che le ragazze sono tornate nel sicuro ambiente familiare”. Così Mohamed Malick Fall, rappresentante dell’Unicef in Nigeria, commenta la notizia diffusa della liberazione delle ragazze rapite da Boko Haram. “L’Unicef – aggiunge Fall – sta lavorando a stretto contatto con il ministero della Gioventù, nello stato di Yobe, per fornire alle ragazze e alle loro famiglie il supporto necessario. Nei mesi passati, le ragazze potrebbero essere state esposte a violenze fisiche e sessuali. Hanno bisogno del supporto delle loro famiglie e comunità per sentirsi al sicuro e tornare a scuola”. “L’Unicef – prosegue – sta inoltre lavorando con le organizzazioni della società civile per assicurare che ogni ragazza riceva delle cure individuali, da quelle mediche al supporto psicosociale”. “Siamo addolorati per le famiglie delle ragazze che non ce l’hanno fatta a rientrare a casa. Aspettiamo conferme, ma sembra che cinque ragazze siano morte”, continua il rappresentante dell’Unicef in Nigeria, sottolineando che il Fondo per l’infanzia dell’Onu “partecipa al lutto delle famiglie che hanno perso le loro figlie”. “L’Unicef rinnova il suo invito al rilascio di tutte le ragazze scomparse”, conclude Fall, rilevando che “le scuole dovrebbero essere degli spazi sicuri, e protetti sempre”, mentre invece “dall’inizio della rivolta nel 2009, oltre 2.295 insegnanti sono stati uccisi, 19.000 sfollati, e circa 1.400 scuole sono state distrutte”.
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