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Caso Skripal: dalla spy story al braccio di ferro Occidente-Mosca

Di Gianni Borsa

Come sempre accade quando ci sono di mezzo spie e diplomazie, i contorni della cronaca si fanno più sfumati, le notizie contrastanti, le fonti da verificare non sempre disponibili e tanto meno credibili… Così, attorno al tentato avvelenamento dell’ex spia doppiogiochista russa Sergej Skripal e della figlia Yulia, gli elementi chiari riguardano, per ora, le espulsioni di ambasciatori e le relative ricadute politiche che segnano una nuova “guerra fredda”, per fortuna non violenta, tra Occidente e Russia. Stati Uniti ed Europa serrano i ranghi nei confronti di Mosca, la Nato si aggrega, persino Londra e gli altri 27 Paesi Ue, fortemente divisi dal Brexit oltre che dalla Manica, ritrovano unità d’azione rispetto al “nemico” Vladimir Putin.

La cronaca. I fatti, anzitutto. Anch’essi tutti da chiarire. È il 4 marzo quando Skripal e la figlia Yulia vengono ritrovati, nel pomeriggio, su una panchina della cittadina britannica di Salisbury, non lontana dalla capitale, privi di conoscenza.La figlia è da poco giunta in Gran Bretagna per trovare il padre e porta con sé un regalo: una boccia di profumo in ricordo della madre defunta.Il gas nervino utilizzato – questa è l’ipotesi – dai servizi segreti russi per eliminare Sergej Skripal potrebbe essere stato inserito proprio lì, nel profumo, oppure nella valigia della donna. Di certo i due, dopo aver pranzato insieme e aver fatto una passeggiata, si accasciano sulla panchina dove vengono ritrovati in pericolo di vita. Ricoverati d’urgenza, si trovano tuttora, a oltre tre settimane dai fatti, in gravi condizioni. Altre 21 persone finiscono in ospedale nel giro di poche ore. Ma di più non si sa: i referti medici sono secretati dalle indagini in corso che Scotland Yard ha affidato a un vasto numero di agenti, cui si aggiungono gli 007 dei servizi segreti della regina.

La spia venuta dall’est. La figura di Skripal è piuttosto controversa. Dai primi anni Duemila avrebbe “venduto” all’Occidente diverse spie dell’ex Kgb, consentendone l’arresto o la messa fuori gioco. Del resto in questi ultimi 15 anni la “cronaca nera” inglese racconta di numerosi casi di persone scomparse, morte in circostante poco chiare, suicidi, riconducibili, si pensa, alle attività dei servizi segreti. Skripal, per queste sue posizioni da doppiogioco, era stato condannato in Russia nel 2006 a 13 anni di carcere;nel 2010 era stato tra i quattro prigionieri rilasciati da Mosca in cambio della liberazione di dieci spie russe arrestate dall’Fbi.Dunque si trattava di una figura interessante per Usa e Gran Bretagna, tanto da vivere, da tempo, a Salisbury in un edificio in passato usato dall’MI6 (Secret Intelligence Service, servizio di spionaggio britannico per l’estero) per attività poco chiare, compresi interrogatori di agenti stranieri.

May e gli alleati Ue. Nei giorni immediatamente successivi all’avvelenamento parte lo scontro politico internazionale, da subito alimentato dalla premier Theresa May che accusa, senza giri di parole, il Cremlino di aver organizzato l’attacco usando “armi chimiche su territorio inglese”, primo caso, aggiunge la premier, dalla seconda guerra mondiale.May, in oggettiva difficoltà interna e internazionale per la gestione del Brexit, trova l’unità del suo partito e unanime sostegno all’interno della nazionenonché appoggio dall’Ue che, con il Consiglio europeo del 22 e 23 marzo, decide unanimemente di richiamare l’ambasciatore a Mosca. Nei giorni successivi, 16 Paesi membri – Italia, Francia, Germania, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia, Svezia, Ungheria, Croazia, Romania, Repubblica Ceca e Spagna – avviano a loro volta espulsioni di diplomatici russi. Analoga decisione viene assunta dagli Stati Uniti che, il 26 marzo, stabiliscono un provvedimento che colpisce una sessantina di russi. Sulla medesima linea altri Paesi, fra cui Canada e Ucraina. Il numero dei personaggi allontanati supera rapidamente il centinaio.

“Propaganda isterica”. La reazione russa non si fa attendere. Il ministero degli Esteri decide di allontanare 23 “persone non gradite” impiegate dell’ambasciata britannica di Mosca. L’entourage del presidente Vladimir Putin rimarca il fatto chei governi occidentali stanno facendo solo “propaganda isterica”, con “posizioni ipocrite e zeppe di pregiudizi” anti-Mosca;l’espulsione di rappresentanti russi da Usa e Ue è giudicata una “villanìa insopportabile”. “Gli alleati di Londra – fa sapere il ministero degli Esteri russo il 26 marzo – non hanno a disposizione informazioni complete sul caso Skripal e seguono ciecamente il principio dell’unità euro-atlantica a spese del buon senso, delle norme di dialogo interstatale e del diritto internazionale”.

Reazione Nato. Il 27 marzo è la volta di analoghi provvedimenti assunti dalla Nato per voce del segretario generale Jens Stoltenberg: “Abbiamo ritirato l’accredito a 7 persone dello staff russo della missione presso la Nato, abbiamo rifiutato l’accredito pendente a tre e ridotto gli accrediti dei diplomatici russi alla Nato da 30 a 20. Questo invia un chiaro messaggio: ci sono costi e conseguenze per il pericoloso comportamento della Russia”.Stoltenberg incalza: “La decisione della Nato segue la mancanza di una risposta positiva della Russia a quanto avvenuto a Salisbury”.Le azioni “riflettono le preoccupazioni sulla sicurezza espresse da tutti gli alleati”. Aggiunge i numeri: le azioni occidentali “hanno finora portato all’espulsione di 140 funzionari russi da parte di oltre 25 alleati e partner della Nato”.

Ognuno ha buone ragioni. Le principali parti in causa hanno tutto vantaggio ad alzare il livello dello scontro politico. May trova nella vicenda Skripal una occasione per apparire forte e credibile all’interno di un Paese che comincia a percepire i gravi problemi connessi al Brexit. Trump deve sviare l’attenzione dal Russiagate e dai possibili scandali sessuali che si alimentano in queste stesse ore a Washington. Putin, appena rieletto presidente a furor di popolo, certo non vuole deludere i suoi concittadini. Il Cremlino insiste sul complotto internazionale e sulle pressioni di Trump per ricompattare gli alleati europei.Sergei Lavrov, capo della diplomazia russa, si sbilancia: dopo le espulsioni “molti Paesi ci hanno chiesto scusa”.Londra ribalta la frittata e giura che le ritorsioni contro agenti segreti e rappresentanti di Mosca su territorio inglese avrebbero già permesso di smembrare una rete di spie presenti nel Paese. Nel frattempo il ministro degli Esteri inglese, Boris Johnson, mette le mani avanti: il Regno Unito non rinuncerà a partecipare ai Mondiali di calcio in Russia che si apriranno il 14 giugno: il pallone sopra tutto! E l’impressione iniziale rimane: fra 007 e diplomatici in doppiopetto, è difficile scorgere una pur lontanamente credibile verità.

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