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A Pasqua si misura la nostra fede di cristiani e la capacità che abbiamo di sperare

Enzo Bianchi

“Aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”. Così ogni domenica, Pasqua settimanale, concludiamo il Credo, la nostra professione di fede. Celebrare il Triduo della passione, morte e resurrezione di Gesù significa ritornare al cuore della nostra fede, operare una conversione, un cambiamento radicale di mentalità che ci riporta al fondamento senza il quale nulla avrebbe senso nella nostra vita di cristiani: secondo le parole di san Paolo, “se Cristo non è risorto, è vana la nostra fede!” (cf. 1Cor 15,17).

Nel giorno di Pasqua è possibile misurare la nostra fede di cristiani e discernere la capacità che abbiamo di sperare per tutti e comunicare a tutti questa speranza. Nel giorno di Pasqua ogni cristiano proclama la vittoria della vita sulla morte, perché Gesù il Messia è risuscitato da morte per essere il vivente per sempre: un uomo come noi, carne come noi siamo carne, nato e vissuto in mezzo a noi, morto di morte violenta, crocifisso e sepolto, proprio quest’uomo è risorto!

“O morte, dov’è la tua vittoria?” O morte, tu non sei più l’ultima parola sulla vita, ma sei diventata un passaggio, l’ora dell’esodo da questa terra – da Dio voluta e da noi amata – alla vita per sempre, dove Dio è l’unico Signore, dove la sua comunione d’amore è l’unico regno. Questo dovrebbe essere il canto del cristiano nel giorno festa delle feste, perché Cristo è risorto quale primizia di tutti noi, perché la vita regna definitivamente e in ogni creatura è iniziato un processo segreto ma reale di redenzione, di trasfigurazione.

Gesù ha lottato contro la morte durante tutta la sua vita, fino a riportare la vittoria.

L’agonia iniziata da Gesù nell’orto degli ulivi è il culmine di questa lotta (agon) conclusasi con la discesa di Gesù all’inferno, quando ha sconfitto la morte in modo definitivo. Gesù non ha vinto la sua morte, bensì la Morte: “Con la morte ha vinto la Morte”, canta oggi la liturgia!
Tutti gli esseri umani, anche se non conoscono né Dio né il suo disegno, portano nel cuore il senso dell’eternità, e tutti si domandano: “Cosa sperare?”. Essi percepiscono che, restando insensibili alla resurrezione, si vietano di conoscere “il senso del senso” della loro vita. Attendono, cercano a fatica, e a volte per cammini sbagliati, la buona notizia della vita più forte della morte, dell’amore più forte dell’odio e della violenza. Cristo, risorto e vivente per sempre, è la risposta vera che attende dai cristiani quella narrazione autentica che solo chi ha fatto l’esperienza del Vivente può dare. Dove sono questi cristiani? Sì, oggi ci sono ancora cristiani capaci di questo:

ci sono anche ai nostri giorni martiri cristiani, ci sono profeti e visionari cristiani, ci sono testimoni che non arrossiscono mai del Vangelo.

Allora una voce giunge dalla tomba vuota, oggi come quel mattino di resurrezione: “Non temete, non abbiate paura! Il Crocifisso è risorto e vi precede!”. Sì, è ormai vicina per la Chiesa una primavera, una stagione in cui lo Spirito del Risorto si fa presente più che mai, una stagione in cui la Parola di Dio sarà meno rara…

Dal giorno in cui Cristo si è levato dai morti non vi è più alcuna situazione umana “a cielo chiuso”: la resurrezione del Signore spinge il cristiano a testimoniare la propria speranza nella salvezza universale, a pregare per la venuta del Regno, ad attendere il giorno radioso in cui tutte le lacrime saranno asciugate. La Pasqua, le energie del Risorto, l’attesa della resurrezione hanno come destinatari l’intera umanità, la creazione tutta! La Pasqua apre per tutti l’orizzonte della vita eterna: che questa Pasqua sia davvero giorno di speranza per tutti!

Redazione: