DIOCESI – “Fare Pasqua vuol dire entrare in una esistenza che cambia nell’amore, si converte all’amore. Ciò significa che chi risorge in Cristo gioisce e gusta in Lui di essere cristiano, e lo fa attraverso gesti concreti di amicizia, fraternità, comunione, solidarietà, come potenza di abnegazione, capacità di perdono, desiderio che altri vengano riscattati dall’abbandono e da condanne senza fondamento”.
Con queste parole è iniziata l’omelia del Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani, nel giorno di Pasqua.
Vescovo Bresciani: “Il Risorto è l’amore che ci vorrebbe portar via quella specie di inerzia che ci rende incapaci di reagire a tradizioni diventate ormai vuote e incapaci di dirci le parole di Dio, allo svilimento della dignità di tante persone, all’ingiustizia di tante povertà, alla mercificazione del corpo e alla devastazione del creato. È l’amore che vorrebbe svegliarci da quella sfiducia che ci rende rinunciatari, continuando a lamentarci con tutti e contro tutti perché le cose non vanno nel verso giusto.
Insieme con il Cristo risorto non possiamo mai smettere di lavorare per la nostra concreta e quotidiana resurrezione in Lui. Se Gesù è risorto, noi dobbiamo risorgere in Lui: l’unica via per farlo è imparare ad amare come Lui ha amato attraverso tutte le opere di misericordia corporale e spirituale. È questa la via per liberarci dal male, cosa che chiediamo nella preghiera ogni giorno nel Padre nostro.
Impossibile comprendere la resurrezione di Gesù se la stacchiamo da quella fedeltà all’amore che l’ha portato ad accettare anche la croce e l’incomprensione di tutti, anche dei suoi apostoli e di Giuda che l’ha tradito. Un amore che si è spogliato da ogni violenza nella sua resistenza al male, fino a mostrarsi debole di fronte ai suoi falsi accusatori e a chi lo esortava a mostrasi con tutta la sua potenza divina scendendo dalla croce. Non si è piegato di fronte al male e non ha ceduto alla tentazione della violenza: ha reagito senza perdere mai la sua dignità di uomo e ha vinto Lui.
La resurrezione dell’uomo non sta nel rispondere alla violenza con altra violenza, al sopruso con altro sopruso, alla corruzione con altra corruzione, ma non sta neppure nel piegarsi passivamente senza lottare per un mondo nuovo. Su queste strade l’umano si degrada sempre più e le relazioni si dissolvono lasciando solo animi inaciditi e carichi di risentimento. La rincorsa a mostrare la propria potenza e la propria affermazione è quella che ha portato sulla croce Gesù ed è la spirale che porta a contrapporci gli uni gli altri fin dentro le relazioni affettive più fondamentali quali sono quelle familiari e coniugali.
La Pasqua di Gesù ci dice ancora una volta che è possibile la resurrezione dell’uomo a partire già da ora, senza attendere il suo compimento dopo la morte; ci dice che c’è una via percorribile per cambiare la storia del mondo e seminarci speranza credibile e non illusoria; che un futuro diverso è veramente possibile, a condizione che impariamo ad amare come Lui e che restiamo nell’amore anche di fronte allo scontro doloroso con le varie forme di male che ammorbano le relazioni umane. Incomincia a risorgere veramente chi scopre che questo è il segreto della vita umana. Gesù ce l’ha rivelato e l’ha vissuto fino in fondo anche di fronte alla crudeltà più insensata e priva di qualsiasi giustificazione.
Se vogliamo penetrare nel mistero della resurrezione che stiamo celebrando nella memoria liturgica, dobbiamo chiedere al Risorto la grazia di comprendere che solo l’amore vero, anche non corrisposto, genera la vita; che continuare ad amare anche quando la croce pesa sulle nostre spalle non è essere deboli, perdenti e falliti, ma è la vittoria della nostra libertà e dignità umana sul male; che solo l’amore che sa perdonare genera la vita nuova come è stato per l’amore donato da Gesù a coloro che l’hanno crocifisso; che dobbiamo andare al di là della banalità di tante chiacchiere insulse sull’amore che pretendono che si possa generare il nuovo senza caricarsi della croce che lo genera. La via per la resurrezione non sta nello scrollarsi la croce di un amore fedele e caricarla sulle spalle degli altri; non sta nella ricerca di affermare se stessi contro tutti e contro tutto, non sta nell’adeguarsi al ‘così fan tutti’.
Comprendere questo è entrare nel mistero pasquale, è entrare nientemeno che nel mistero della vita umana, da sempre nascosto nel mistero stesso di Dio. Vivere questo mistero nelle fatiche quotidiane della nostra vita, è vivere la nostra pasqua quotidiana, l’unica che genera la vita nuova in noi e nel mondo attorno a noi.
Carissimi, un cristianesimo che pretende di non caricarsi della croce e di eliminarla dalla propria vita, è un cristianesimo che pretende nientemeno di poter fare a meno di Gesù; di poter salvarsi senza seguire la sua via; di avere qualcosa da donare al mondo inseguendo solo la sapienza insulsa di chi copre il proprio egoismo personale, di gruppo o nazionale con parole tanto altisonanti quanto prive della vera sapienza umana, prima ancora che cristiana. È, questo, un falso cristianesimo che non porta a nessuna resurrezione.
Contempliamo oggi nella gioia il Cristo risorto. La nostra gioia è per Lui che, risorto, si manifesta come il vero Figlio di Dio: inascoltato, l’aveva detto. Ma la nostra gioia è anche perché la sua resurrezione ci conferma che la via che ci ha insegnato, e che da cristiani noi cerchiamo di percorrere con la nostra vita, è la strada giusta. È una strada che non si ritira di fronte a passaggi duri e difficili; è l’unica strada giusta che non tradisce le attese e le promesse.
Ci auguriamo oggi vicendevolmente Buona Pasqua. Significa esclamare nella gioia, dirci con esultante meraviglia: è vero, Gesù aveva ragione, non ci siamo sbagliati seguendo la strada che ci ha insegnato, siamo sulla strada giusta! È risorto, quindi aveva ragione Lui e in Lui abbiamo ragione noi a perseverare su questa strada, perché Lui è con noi e, se perseveriamo, risorgeremo in Lui.
Buona Pasqua a tutti voi carissimi.