“Una delle sfide maggiori della formazione per l’interculturalità è conoscere e prendere in considerazione le culture giovanili nei vari contesti sociali attuali”. Lo ha detto padre Arturo Sosa Abascal, preposito generale della Compagnia di Gesù, intervenuto ieri all’Assemblea nazionale dell’Unione superiore maggiori d’Italia, sul tema “Interculturalità e vita consacrata”. Riflettendo sulla pluralità dell’esperienza religiosa e culturale nei piani di formazione, il gesuita ha invitato a “esaminare le pratiche della vita religiosa”. “Alcune potranno essere confermate in modo nuovo, per esempio l’austerità comunitaria in chiave più ecologica, la condivisione dei beni o la vita di preghiera”, ha spiegato. Altre, invece, a suo avviso, “dovranno essere oggetto di una riflessione più profonda, e sottomesse al vaglio della diversità”, che “obbliga anche a un approfondimento etico, filosofico e teologico dell’affettività umana, le sue manifestazioni nei modi di vivere la sessualità e il senso del celibato religioso”. Secondo il superiore generale, “la formazione iniziale e permanente è anche chiamata ad accompagnare i processi di ristrutturazione della vita consacrata in cui è sempre più presente la questione culturale nelle sue molteplici dimensioni”. “L’incontro con altri – ha concluso – richiede un processo formativo dialogante in molte dimensioni allo stesso tempo: il contesto, le culture, il carisma, la storia, i processi personali, la preparazione intellettuale”. Infine, da padre Sosa l’invito ad “aprirsi all’esperienza dell’interculturalità, considerandola una dimensione della nostra vita cristiana, religiosa e missionaria”.
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