Una forte denuncia, a fianco dei popoli indigeni, contro “l’aumento dell’attività estrattiva” delle miniere e “contro la distruzione e il saccheggio” dell’Amazzonia venezuelana è contenuta nel documento congiunto “Amazzonia venezuelana: il grido della terra e dei popoli esigono rispetto”, scritto dalla Repam (la rete ecclesiale pan-amazzonica) e sostenuto dai vescovi venezuelani e Caritas Venezuela. La conferenza stampa di presentazione si è svolta ieri (nella serata italiana) nella sede della Conferenza episcopale venezuelana. Si tratta di un appello “alla società civile e alle istituzioni per unire gli sforzi ed essere voce dei popoli indigeni vittime dell’aumento dell’attività estrattiva, la violazione delle condizioni minime di sfruttamento minerario e la predazione della natura in Amazzonia, territorio che il Venezuela condivide con otto Paesi della regione”. “Denunciamo il modello estrattivo presente in Venezuela – si legge nel documento di quattro pagine pervenuto al Sir (in allegato il testo integrale) -, e in molti Paesi dell’America Latina e del mondo, un modello che implica uno sviluppo insostenibile, un’accelerazione dell’impoverimento, una forte dipendenza dalle variazioni del mercato gestito dalle corporazioni transnazionali e l’indebolimento senza precedenti degli Stati nazionali che rimangono alla mercé delle corporazioni”. “Le attività estrattive – sottolineano – fanno parte di un modello economico dominante che ha separato l’umanità dalla natura”. Il documento ricorda che molte voci delle organizzazioni indigene e ambientaliste si sono levate contro la distruzione in atto in Amazzonia ma “hanno ricevuto come risposta solo silenzio e rappresaglie”, con notizie di “massacri, esecuzioni”, a causa dei “potenti interessi in gioco”. Alla conferenza stampa di presentazione mons. José Angel Divasson, presidente di Repam Venezuela, ha fatto presente che la questione socio-ambientale è solo uno dei tanti problemi vissuti dalle comunità indigene: “Sono testimone del dolore della gente che muore a causa dell’avvelenamento dell’acqua contaminata dal mercurio”. Ha aggiunto che lo “sfruttamento minerario non può essere la soluzione ai problemi economici del Venezuela”. Anche il geografo Hector Escandel, coordinatore della Repam nella comunità di Puerto Ayacucho, ha definito lo sfruttamento minerario “parte di un modello predatorio di sviluppo” che non “produce benessere ma povertà ed esclusione”. La Repam chiede una riflessione su questi temi e il rispetto dei diritti dei popoli indigeni e dell’ambiente, in linea con i contenuti dell’enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”.