Paola Bignardi
Leggi il testo integrale: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_exhortations/documents/papa-francesco_esortazione-ap_20180319_gaudete-et-exsultate.html
Quasi facendo eco al dettato conciliare sull’universale chiamata alla santità, la “Gaudete et Exsultate” indica nella santità l’orizzonte della esistenza del cristiano comune.
La prima cosa che colpisce nel testo è la convinzione con cui si sostiene che la santità appartiene al “popolo di Dio paziente”, alle persone che hanno un’ordinaria vita quotidiana fatta delle cose semplici che sono la struttura dell’esistenza di tutti.
nei “genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere” (n. 7).
Dunque una santità che non è per pochi eroi o per persone eccezionali, ma il modo ordinario di vivere l’ordinaria esistenza cristiana. Non vi è vita cristiana possibile al di fuori di questo quadro esigente e appassionante: c’è un solo modo di essere cristiani, quello che si colloca nella prospettiva della santità.
La manifestazione della santità della vita quotidiana non va cercata nelle estasi o nei fenomeni straordinari che talvolta si associano ad essa, ma in coloro che fanno delle beatitudini la loro carta di identità e che vivono secondo quella “grande regola di comportamento” proposta nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo: la concreta misericordia verso il povero. Queste persone, che vivono “con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno” fanno vedere il volto del Signore (n. 63). Chi vive nel dono di sé perché vive secondo la parola di Gesù, è santo e sperimenta la vera beatitudine. Papa Francesco però mette in guardia dalla tentazione di considerare le beatitudini come belle parole poetiche: esse vanno controcorrente e delineano uno stile diverso da quello del mondo.
La “grande regola di comportamento“ traduce in modo concreto le beatitudini, soprattutto quella della misericordia.
L’esempio che viene riportato al n. 98 è molto concreto e mostra il discrimine tra l’essere cristiani e non esserlo. “Quando incontro una persona che dorme alle intemperie, in una notte fredda” (n. 98) posso considerarlo un imprevisto fastidioso o riconoscere in lui un essere umano come me infinitamente amato dal Padre: dal mio atteggiamento passa il confine tra l’essere cristiani e non esserlo!, perché, afferma Papa Francesco, “non possiamo proporci un ideale di santità che ignori l’ingiustizia di questo mondo”. Perché se la santità è il dono di sé come lo ha vissuto il Signore Gesù, non si potrà passare distratti e indifferenti accanto al fratello che soffre.
Vivere la santità richiede di avere realizzato nella propria esistenza quell’unità per cui si passa dalla contemplazione del volto del Signore alla concretezza del gesto di carità, e dall’azione per l’altro al mistero del Risorto come a sua radice.
L’Esortazione non è un piccolo trattato, ma vuole essere uno strumento per cercare le forme della santità per l’oggi.
Le cinque caratteristiche che vengono proposte nel capitolo quarto indicano alcuni rischi e limiti della cultura di oggi: “L’ansietà nervosa e violenta che ci disperde e debilita; la negatività e la tristezza; l’accidia comoda, consumista ed egoista; l’individualismo, e tante forme di falsa spiritualità senza incontro con Dio che dominano nel mercato religioso attuale” (n. 111). Di fronte ad essi, occorrono fermezza e solidità interiore per resistere all’aggressività che è dentro di noi; la gioia e il senso dell’umorismo; la parresia, come coraggio apostolico e capacità di osare; la disponibilità a fare un cammino in comunità e infine la preghiera.
Così il cristiano potrà sperimentare quella gioia che il mondo non gli potrà togliere.
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E' commovente come il nostro Papa Francesco miri così profondamente ad illuminare gli uomini del nostro tempo travagliato con tanta chiarezza e tanto amore...ho l'impressione che come Gesù sempre si impegni a parlare non alla folla, ma a ciascuno di noi ...al nostro cuore...alla nostra intelligenza, perchè ci si impegni maggiormente a migliorare la nostra societa'
Il Papa pone l'accento sulla coerenza che deve esserci tra il concepire il valore delle Beatitudini e il praticarle nella concretezza della vita del cristiano :quante volte siamo conquistati dalle parole di Gesù , diamo approvazione nel pensiero , ma troviamo tante scuse per non metterle in pratica ! E' mancanza di coraggio o accidia ? O attribuiamo al prossimo la colpa di non voler essere accudito né avvantaggiato dal nostro interessamento , per orgoglio o superbia ?Bisognerà seguire l'insegnamento di Gesù con la semplicità e l'amore di Francesco d'Assisi .
Ho letto l’esortazione su consiglio di un sacerdote che presiede la messa su tv 2000. L’ho trovata stimolante e pratica. Chiedo allo Spirito Santo che di sicuro l’ha ispirata di aiutarmi a vivere per quanto possibile in santità