Come sempre, dopo l’introduzione di don Francesco Soddu, direttore di caritas italiana, ha aperto i lavori il cardinale Francesco Montenegro, che ha esortato i presenti a lasciarsi interpellare e mettersi in ascolto dei giovani. Forse saranno proprio loro a trasformare i locali delle nostre parrocchie “da ripostigli a rifugi”.Ci aiuteranno anche a non cercare sicurezze ma avventure, a non tornare al vecchio, che conosciamo, ma al nuovo che apre al futuro. Aiuteranno le nostre comunità a diventare “frizzanti naturali” e non stanche e sedute. Il presidente di Caritas Italiana ci ha ricordato ancora una volta che I poveri non si attendono servizi ma amicizia, citando Don Tonino Bello che invitava a sedersi a tavola con loro piuttosto che limitarsi a servirli. In questo cambiamento d’epoca, che ci mette in discussione, occorre davvero lavorare per rinnovare lo stile della prossimità.
La prolusione del convegno ci ha riservato il racconto di storie di giovani presentate dalla giornalista di La7 Micaela Faggiani.
Davide, 22 anni, studente in medicina di Belluno ci ha raccontato la sua esperienza in una missione in Tanzania.Giornate che iniziavano alle 6 del mattino con la celebrazione eucaristica con una presenza di circa 200 persone e l’incontro con la gente del villaggio insieme alle suore che, nonostante l’età erano come delle “bombe di gioia””. Chi si allena a tenere il sorriso sulle labbra non invecchia mai. Davide così, ha riportato con se a casa, la gioia, nonostante la povertà, di tante persone incontrate laggiù e l’impegno a riscoprire i miracoli che avvengono nelle piccole cose della vita.
Ed infine Alessandra, lavora in una unità di strada che la porta ad essere presente in mezzo ai giovani nelle feste. Una presenza che è già un fare prevenzione a livello selettivo. Alessandra ci ha ricordato che i giovani, gli adolescenti, spesso vengono descritti come vuoti, ma forse noi adulti non sappiamo metterci a lo fianco. Dietro molte storie del sabato sera c’è tanta paura, tanta ansia che blocca. La vita in effetti non è facile. Occorre aiutare a vincere le paure, magari mettendo insieme dei ragazzi che sanno dire e sanno fare tante cose.
Sono storie di giovani, storie di speranza che sanno di condivisione, che aprono al futuro. Sono strade percorribili, per tutti.
Così si è conclusa la prima giornata del Convegno.
Delegati caritas sbt