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“Un piccolo guerriero che vuole vivere”. Così mons. Francesco Cavina, vescovo di Carpi, la vicenda di Alfie Evans, il bambino di 23 mesi di Liverpool, ricoverato presso l’Alder Hey Children’s Hospital della città inglese, affetto da una patologia neurodegenerativa grave, ma mai diagnosticata esattamente. Il piccolo è stato staccato dalle macchine lunedì sera alle 22.30 ed è ancora vivo.
“È quasi un miracolo” aggiunge il vescovo, “se quanto detto dall’ospedale corrisponde alla verità in merito alla malattia. Le preghiere hanno avuto un loro effetto oltre al desiderio del bambino di voler vivere e all’affetto e all’amore che stanno dimostrando i genitori”. Mons. Cavina si è prodigato molto per la famiglia del piccolo riuscendo nell’intento di far incontrare i genitori di Alfie con Papa Francesco. “Una visita commovente quella del 18 aprile scorso – ricorda il vescovo – il papà era tremante davanti a Papa Francesco. La partecipazione del Pontefice e la condivisione di quel momento hanno sciolto i genitori di Alfie. Il padre Thomas ha parlato con il Pontefice a cuore aperto così come si può parlare ad un padre che è partecipe della tua sofferenza. Un Papa profondamente commosso che ha usato parole bellissime per sottolineare la forza di un padre che non si rassegna a perdere i suoi figli. L’incontro con il Papa ha contribuito a far conoscere al mondo intero il dramma di questo bambino e a smuovere le coscienze di tante persone. Per me questo è uno dei frutti positivi di questa drammatica vicenda che stiamo vivendo”. Papa Francesco è intervenuto nuovamente ieri sera sulla vicenda di Alfie, con un tweet: “Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento”. Per mons. Cavina “la cosa assolutamente incomprensibile è la non volontà di offrire una possibilità diversa al bambino. Una decisione che va contro ogni logica umana, di razionalità e di buon senso”. Quella possibilità concreta data dalla disponibilità dell’Ospedale Bambino Gesù, la cui presidente, Mariella Enoc, si è recata a Liverpool per, afferma il vescovo di Carpi, “esprimere da un punto di vista ‘quasi fisico’ la volontà della Santa Sede e del Pontefice che i genitori di Alfie possano avere la libertà di portare il loro bambino dove ritengono sia necessario per le sue cure”. Senza entrare nel merito scientifico poiché “non sono un medico”, sottolinea mons. Cavina, “non posso non notare una ostinazione anti-curativa che si pone all’opposto delle cure palliative: il bambino doveva morire dopo poco tempo dal distacco del ventilatore e invece continua a respirare e a vivere. I medici come spiegano questo fatto? E soprattutto: cosa stanno facendo per garantirgli di continuare a vivere?”.
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